“Per oltre un anno abbiamo parlato del Pnrr, ovvero del Piano nazionale di ripresa e resilienza dal valore complessivo di 235 miliardi di euro tra risorse europee e nazionali. Ne abbiamo parlato come un piano capace di traghettarci verso il futuro. Le missioni dichiarate sono 6, ma manca un convitato di pietra: la natalità, ma un piano che parla del futuro non può non tener conto del futuro della popolazione italiana. Non dico che la natalità dovesse essere il paradigma dal quale far dipendere tutte le missioni e tutti i progetti, ma il fatto che sia stata solamente accennata nell’ambito delle priorità trasversali mostra come non ci sia una vera consapevolezza del problema politico e strutturale di cui stiamo parlando”. Lo ha detto Gigi De Palo, presidente della Fondazione per la natalità e del Forum nazionale delle associazioni familiari, che ha aperto, stamattina a Roma, nell’Auditorium della Conciliazione, la seconda edizione degli Stati generali della natalità.
“La denatalità – ha avvertito – è la nuova questione sociale del nostro Paese perché – lo abbiamo visto – genererà diseguaglianze e povertà che metteranno in difficoltà soprattutto le categorie più fragili. Dobbiamo essere chiari: la natalità non si risolve, purtroppo, con gli asili nido. Non si risolve con qualche progetto qua e là. A che serve investire miliardi di euro sulle infrastrutture per una mobilità sostenibile se non ci saranno giovani a viverle? A che serve investire miliardi di euro nell’innovazione se non siamo in grado di generare l’innovazione delle innovazioni: un bimbo che nasce? A che serve investire miliardi di euro nella digitalizzazione se non nascono più nativi digitali? A che serve investire miliardi di euro nella costruzione di asili nido se manca la materia prima? Serve un piano serio, duraturo e strutturale. Serve un obiettivo. Diamocelo, proviamoci, si può fare”.
De Palo ha portato l’esempio della Germania dove “il tasso di natalità è salito al livello più alto dal 1997. I dati preliminari suggeriscono che nel 2021 sono nati circa 795.500 bambini, con un aumento del 2% rispetto al tasso di natalità medio tra il 2018 e il 2020. Come hanno fatto? Semplice ci hanno creduto. Hanno capito che c’è un petrolio e un gas che va oltre le guerre o i rapporti diplomatici tra gli Stati. Hanno capito che la vera ricchezza sono le persone, sono le famiglie. Hanno capito che mettere soldi sulla natalità non è un costo, ma un investimento”. In Europa, ha ricordato, “c’è un apposito commissario per la natalità. Noi che ne abbiamo molto più bisogno potremmo fare altrettanto. Proviamoci, abbiamo una ministra alla famiglia, diamole un portafoglio affinché sia una sorta di commissario con poteri straordinari su questo tema”.