Stati generali della natalità: De Palo, “se non cambia trend demografico crolleranno Pil, welfare, sistema pensionistico e Ssn”

“Se non cambia il trend demografico, crollerà il Pil. Sì, il tanto sbandierato Pil rischierà di diminuire ancora di più. Ebbene sì, una dimensione che, invece, troppo spesso viene sottovalutata è quella dell’impatto della demografia sulla crescita economica e di come questa abbia fornito una spinta alle prestazioni italiane nel corso della sua storia economica, ma che da due decenni a questa parte ha smesso di farlo. Quindi diminuisce il Pil ovvero diventiamo un Paese più povero”. Questo il primo effetto della denatalità, denunciata stamattina da Gigi De Palo, presidente della Fondazione per la natalità e del Forum nazionale delle associazioni familiari, che ha aperto, stamattina a Roma, nell’Auditorium della Conciliazione, la seconda edizione degli Stati generali della natalità. Poi, “crollerà il welfare. Prendendo in considerazione il welfare state nel suo complesso, nel 2018 la spesa sociale italiana ha mobilitato risorse pari a 493,5 miliardi.
Nel 2021 questo fabbisogno ha raggiunto 632 miliardi (se ne prevedevano meno di 600). E perché questo ammontare di risorse sia sostenibile occorre produrre nuova ricchezza. E nuove risorse umane. Non ci sono alternative. Sul breve periodo vuol dire rianimare l’economia. Sul medio periodo vuol dire affrontare la madre di tutte le crisi ovvero la crisi demografica. Quindi avremo un Paese dove i fragili saranno meno tutelati”. Ancora, “crollerà il sistema pensionistico. Avremo una popolazione sempre più anziana. Siamo stati il primo Paese al mondo ad avere più over 65 rispetto agli under 15. Già adesso gli over 65 superano gli under 25”. In Italia “chi lavora versa parte del proprio stipendio all’Inps sotto forma di ‘contributi’ che gli saranno restituiti quando non lavorerà più. Ma i contributi versati dai lavoratori ogni mese non vengono messi da parte: servono a finanziare le pensioni degli anziani. Ecco perché è importante che ci sia un equilibrio tra il numero di lavoratori e il numero di pensionati. Se ci saranno sempre più anziani e sempre meno lavoratori, chi pagherà le pensioni dei giovani di oggi quando saranno vecchi visto che non nascono più bambini ovvero i lavoratori di domani? Quindi avremo un Paese dove le giovani generazioni potrebbero non avere alcuna pensione o, comunque le pensioni saranno talmente basse da non permettere una vita dignitosa dopo anni e anni di lavoro”. Infine, “crollerà il sistema sanitario nazionale. O meglio diventerà a pagamento. Oggi il sistema sanitario nazionale si sostiene attraverso i cittadini che pagano le tasse (in proporzione al proprio reddito) e con il pagamento dei ticket relativi alle prestazioni sanitarie da parte di chi non ha diritto all’esenzione”. Se diminuiscono i lavoratori (se non riparte la natalità, ci saranno meno persone che lavorano e, quindi, ci saranno meno persone che pagheranno le tasse) “riusciremo a rendere sostenibile il meccanismo?”, si è chiesto De palo, ricordando che “secondo le stime attuali (inserite anche nel Pnrr), il numero di anziani non autosufficienti raddoppierà fino a quasi 5 milioni entro il 2030”. Insomma, “se non si inverte la rotta avremo un Paese dove crescerà la sanità privata e dove il fiore all’occhiello di una sanità pubblica e gratuita non sarà più sostenibile”. Tradotto: “La sostenibilità e la gratuità del sistema sanitario nazionale sono a rischio”.

 

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