Precarietà – tra salari bassi, saltuarietà e discontinuità lavorativa – forti e crescenti disuguaglianze, sfruttamento, insicurezza, valore sociale scarsamente riconosciuto. È la fotografia della crisi del lavoro in Italia, sempre più socialmente insostenibile, restituita dal nuovo rapporto “Disuguitalia: ridare valore, potere e dignità al lavoro” presentato oggi all’Oxfam Festival, in corso oggi e domani all’Istituto degli Innocenti a Firenze. In Italia – secondo gli ultimi dati disponibili – 1 lavoratore su 8 vive in una famiglia con reddito disponibile insufficiente a coprire i propri fabbisogni di base e l’incidenza della povertà lavorativa, misurata in ottica familiare, è cresciuta di tre punti percentuali in poco più di un decennio, passando dal 10,3% del 2006 al 13,2% del 2017. Il fenomeno colpisce di più, in termini relativi, chi vive in nuclei monoreddito, chi ha un lavoro autonomo, e chi, tra i dipendenti, lavora nel corso dell’anno in regime di tempo parziale. Anche l’incidenza dei lavoratori con basse retribuzioni risulta in forte crescita, passando dal 17,7% del 2006 al 22,2% nel 2017. Quasi un lavoratore su 5 percepiva nel 2017 una retribuzione bassa con il rischio più elevato per gli occupati in regime di part-time. Si conferma la più forte vulnerabilità delle donne: il lavoro povero è più diffuso nel segmento femminile della forza lavoro con la quota delle lavoratrici con bassa retribuzione attestatasi al 27,8% nel 2017 a fronte del 16,5% tra i lavoratori uomini. Secondo una indagine qualitativa contenuta nel rapporto di Oxfam e svolta nei Community Center gestiti da Oxfam, Diaconia Valdese e partner locali di 10 città, “oggi la debolezza qualitativa della ripresa occupazionale, si configura come un ritorno al circolo della precarietà, con prospettive di vita e autonomia flebili e grave incertezza sul proprio futuro per troppe persone ridotte sul lastrico dalla pandemia”. Qui il programma completo del Festival.