“Dobbiamo cogliere questo grande desiderio di ripartire, sperando che la pandemia riduca davvero la sua pressione e finisca questa paralisi. Nel Cammino sinodale dobbiamo mettere in evidenza tutto quanto è emerso, cogliendo anche le critiche arrivate” che “ci dicono quanto la gente ci chiede”, e questo “ci impone un vero esame di coscienza”. Così il card. Gualtiero Bassetti, arcivescovo di Perugia – Città della Pieve e presidente della Cei, in un’intervista su “Vita Trentina”.
Tra gli aspetti da sottolineare “l’esigenza di quella ministerialità nuova, che lo stesso papa Francesco ci ha indicato ma che non va clericalizzata”. Ad esempio, la valorizzazione del ministero dei catechisti “scegliendo bene le persone, affinché diventino davvero un riferimento per la comunità”. Per Bassetti il lettorato e l’accolitato, “finora pensati soltanto in vista del sacerdozio o del diaconato”, vanno estesi e “devono coinvolgere anche le donne. Come ha rilevato talvolta il Papa c’è ancora un eccessivo clericalismo, molti laici vivono in sordina” e “finiscono per accettare un clericalismo al rovescio, pur di partecipare ad un ruolo, come se ci fosse una torta da spartire”. La Chiesa, chiarisce il presidente Cei – non ha niente a che vedere con un potere che ci si spartisce fra laici, preti e religiosi. Non deve essere così, è una mentalità da cui dobbiamo uscire. Nella Chiesa quello che conta è solo l’umile servizio del Vangelo”.
Con riferimento al suo successore, che Papa Francesco ritiene debba essere un cardinale. Bassetti osserva: “Penso che il Papa volesse sottolineare che serve una persona forte e significativa. Qualcuno pensa che si potrebbe scegliere un vescovo, che poi il Papa nomina cardinale. Ma questo sarebbe contrario alla sua mentalità, perché Francesco ritiene che nella Chiesa nessuno si debba aspettare niente. Sono molto fiducioso, anche perché molti dei vescovi italiani sono stati scelti personalmente da questo Papa. Egli non si stanca di ripetere che la Chiesa deve essere soltanto fedele al Vangelo, il nostro tesoro più grande. E deve aprirsi in uno spirito di servizio, offrendo i sacramenti della grazia e portando il lieto annuncio ai poveri. Queste sono tutte idee del Concilio Vaticano II alle quali dobbiamo ancora riferirci”.