Aziende e natalità in Italia: Sfera MediaGroup, “8 donne su 10 dichiarano di aver subito conseguenze negative su vita lavorativa dopo nascita figlio”

Sono stati presentati oggi da Sfera MediaGroup, la divisione infanzia di Rcs MediaGroup, nel corso della seconda edizione degli Stati generali della natalità, i risultati della ricerca “Aziende e natalità in Italia”, volta a indagare le diverse dinamiche intervenute, tra lavoratrice e azienda, pre e post maternità.
Dall’indagine realizzata dall’Osservatorio Famiglie di Sfera MediaGroup*, a cura di Federico Gilardi (Market Research Manager di Sfera MediaGroup), rivolta a mamme con almeno un figlio di età inferiore ai 6 anni e svolta attraverso i database Sfera e Rcs, emerge con forza l’importanza del ruolo delle aziende nel processo decisionale della natalità, con dati preoccupanti.
Il lavoro in Italia infatti è percepito dalle mamme come uno degli ostacoli alla natalità: “Più del 60% (e il 35% in modo molto importante) delle donne rispondenti alla ricerca di Sfera MediaGroup dichiara che la paura di conseguenze negative sul lavoro, e in particolare per la difficolta di conciliazione tra lavoro e famiglia, ha ritardato la loro scelta di avere figli”.
Un timore motivato: “Nell’80% dei casi infatti le mamme dichiarano di aver avuto conseguenze negative soprattutto legate alla difficoltà di conciliazione lavoro/famiglia a seguito della nascita del primo figlio, aumentando così la paura nel pensare a un figlio successivo, dati che si riscontrano sia nell’età al parto, sia nel numero totale dei figli”.
Emerge poi come “le aziende alimentino le paure: sfavorendo o non esprimendo una posizione chiara sul tema e non attivando strumenti di welfare dedicati”. Si delinea come, contrariamente al pensiero comune, “mediamente le piccole aziende siano più virtuose rispetto alle medie e anche alle grandi aziende e come il fenomeno, pur trasversale a tutta l’Italia, veda il centro-sud leggermente più attento e, al contrario, il nord-ovest tra i più negativi.
Tra gli strumenti di welfare ritenuti più determinanti dalle mamme svettano quelli per la conciliazione: con la richiesta di flessibilità oraria (50%), seguita dall’asilo nido aziendale (24%)”.
In questo senso, “oltre il 70% dei rispondenti (che sale all’80% tra chi lo ha già provato) valuta lo smart working un alleato utile alla conciliazione e la maggior parte accetterebbe di farlo. Tra i diversi modelli, quello ritenuto più efficace è quello ibrido, con più giorni in smart working che in presenza (3:2)”.
Tra gli elementi rilevati si evidenzia inoltre che “i papà non rinunciano al lavoro per stare accanto alla mamma: solo il 40% dei neo-papà ha usufruito del congedo di paternità di 3 giorni (portato solo successivamente a 10 giorni), meno del 10% prende più di una settimana di ferie e, anche per motivi culturali, solo una parte molto marginale accetterebbe una sostituzione tra congedo materno e paterno”.
“Insostituibili si confermano invece i nonni, fondamentali per il 67% dei genitori per poter far fronte alla gestione dei figli: durante il lavoro, nelle emergenze, per gli impegni scolatici o anche solo per ritagliarsi uno spazio di riposo”.

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