“In una vita cristiana i sacramenti dell’iniziazione e quello del matrimonio fondano la missione di coloro che si sono impegnati a una dimensione intima e di amore”. Così Helene Bricout, docente dell’Institut Catholique di Parigi, durante il convegno dedicato al quinto anniversario della esortazione apostolica Amoris Laetitia, in corso alla Pontificia Università Gregoriana, a Roma. “La vita cristiana – dice – è nutrita e sostenuta dai sacramenti che possono essere considerati come processi che interagiscono per sostenere la vita cristiana in moto continuo”. Per la docente, una volta ricevuto il dono del sacramento, “dobbiamo attuarlo e riproporlo incessantemente poiché i sacramenti non operano per magia e i battezzati sono vulnerabili rispetto alla debolezza e alle tentazioni”. Il matrimonio, in particolare, “è una vocazione oggetto di un discernimento. La decisione di sposarsi deve essere frutto di un discernimento vocazionale”. Accade però che il progetto fallisca e che alcuni battezzati, divorziati e poi risposati, abbiano lasciato la Chiesa perché schiacciati dai giudizi degli altri o dal rifiuto dei sacramenti. “Altri – ricorda Bricout – continuano a partecipare ma sono rari i luoghi dove trovano una pastorale adatta. Possiamo constatare che il cambiamento di sguardo si fa attendere. La posizione prima di Amoris Laetitia rimane ancora”. Eppure, come ricorda la docente, l’esortazione apostolica è chiara: “La reintegrazione sacramentale – afferma – è possibile”. Il discernimento riconosce il fallimento personale visto che, come aggiunge Bricout, “una persona risposata rimane una persona battezzata con gli stessi bisogni degli altri”. “Nell’ambiente francofono, a volte si parla di indegnità dei battezzati, divorziati e risposati. Sento l’idea secondo cui i sacramenti si dovrebbero meritare ma agli occhi di Dio siamo tutti debitori ed è necessario ammettere che siamo preceduti dalla misericordia immeritata di Dio con il battesimo”. Per la docente, Amoris Laetitia è esplicita sul fatto che l’accesso ai sacramenti, anche per i divorziati risposati, necessita di un cammino di discernimento. “Non significa – sostiene – che ci sia un obiettivo fissato. L’obiettivo è il cammino stesso del discernimento. Sarà il discernimento stesso a dire come tornare ai sacramenti”.