“Contrastare le lotte di potere, i clientelismi, le varie forme di corruzione, la negligenza e le ingiuste posizioni di rendita”. E’ l’invito del Papa ai membri del Consiglio superiore della magistratura, ricevuti oggi in udienza. “Questa problematica, queste situazioni brutte voi le conoscete bene, e tante volte dovete lottare fortemente perché non crescano”, ha aggiunto a braccio. La giustizia, per il Papa, è “un abito interiore: non un vestito da cambiare o un ruolo da conquistare, ma il senso stesso della vostra identità personale e sociale”. Quando Dio chiede al re Salomone: “Cosa vuoi che io faccia per te?”, il figlio di Davide gli risponde: “Concedi al tuo servo un cuore docile, perché sappia rendere giustizia al tuo popolo e sappia distinguere il bene dal male”, ha ricordato Francesco citando questa “bella preghiera”. “Per la Bibbia saper rendere giustizia è il fine di chi vuole governare con sapienza, mentre il discernimento è la condizione per distinguere il bene dal male”, ha sottolineato il Papa: “La tradizione filosofica ha indicato la giustizia come virtù cardinale per eccellenza, alla cui realizzazione concorrono la prudenza, quando i principi generali si devono applicare alle situazioni concrete, insieme alla fortezza e alla temperanza, che ne perfezionano il conseguimento. Dal racconto biblico non emerge un’idea astratta di giustizia, ma un’esperienza concreta di uomo ‘giusto’. Il processo a Gesù è emblematico: il popolo chiede di condannare il giusto e di liberare il malfattore. Pilato si domanda: ‘Ma che cosa ha fatto di male costui?’, poi però si lava le mani”.