“Siamo sconvolti e inorriditi dagli atti di crimini brutali che hanno portato alla morte di 11 persone, di cui nove tigrini, bruciati vivi tra le fiamme il 3 marzo 2022 a Ayisid Kebele”. Lo denuncia Abune Tesfaselassie Medhin, vescovo dell’Eparchia di Adigrat, riferendosi alla “crisi devastante” che “esercita ogni sorta di male sulla popolazione del Tigray su una scala che va oltre ogni immaginazione, con massacri genocidi di civili, stupri dilaganti e violenze legate al genere, saccheggi e incendi di proprietà, case, distruzione di luoghi di culto (chiese, moschee), installazioni economiche, istituzioni sanitarie, scuole, musei” e con “1,7 milioni di bambini in tutto il Tigray privati dell’istruzione in questi due anni”. Abune Tesfaselassie Medhinfa denuncia anche la repressione che ha dovuto subire in primis il Patriarca della Chiesa Ortodossa etiope Mattias e “altre personalità che versano le loro lacrime e chiedono costantemente la pace, la fine di questa guerra folle, dei trattamenti inumani e l’accesso all’aiuto umanitario immediato e illimitato a tutti i bisognosi”. Il vescovo ribadisce che “la Chiesa cattolica in Tigray condanna fermamente queste continue atrocità disumane e ancora una volta lancia il suo SOS per un aiuto umanitario immediato e illimitato e tutti i servizi sociali dovuti per raggiungere la popolazione in estremo bisogno nel Tigray”. Chiedendo dove necessario “il ritiro delle forze di occupazione dal Tigray e il ritorno degli sfollati alle loro case/villaggi”, il presule auspica “un dialogo pacifico per porre fine a questa guerra genocida e ai crimini di guerra in corso”. “È molto doloroso e inaccettabile vedere madri, bambini e adulti che stanno morendo ogni singolo minuto perché privati del diritto alla vita e ai servizi di base, e per il fallimento dell’arrivo di quanto promesso, a lungo atteso e negoziato, in termini di rifornimenti illimitati di aiuti umanitari salvavita per la popolazione qui in Tigray”.