Ospitati nelle stesse case che li videro un tempo sfollati a causa del terremoto. L’Aquila, che proprio ieri, ha commemorato il 13° anniversario del sisma del 2009, ha aperto le sue braccia per accogliere i profughi ucraini in fuga dalla guerra. Un sentimento ben descritto dall’arcivescovo de L’Aquila, card. Giuseppe Petrocchi proprio nella Messa in memoria delle 309 vittime del terremoto: “Le donne e gli uomini, i giovani e bambini della nostra gente, che hanno visto morire i loro cari e hanno dovuto lasciare angosciati le loro case distrutte dal terremoto ben capiscono il dramma dei profughi ucraini costretti dalla furia insensata e omicida della guerra ad abbandonare le loro abitazioni e a cercare rifugio in altre nazioni. In questo dolore lacerante l’Aquila, città-martire, si sente città-sorella con Kiev, Mariupol, Kharkiv, Bucha, Irpin, Odessa, e con tutti i centri urbani o i villaggi colpiti dalla violenza sacrilega e devastante delle bombe”. La città dell’Aquila sin dal primo momento ha organizzato una stretta catena di accoglienza, di amicizia e di condivisione per i profughi ucraini avvalendosi dell’appoggio della Caritas diocesana e di tutti i movimenti e aggregazioni locali presenti nelle parrocchie. Questi ultimi hanno dato vita ad una serie di centri di raccolta nel territorio, fino alle frazioni e ai comuni limitrofi, così da raggiungere il più alto numero di persone. Un’azione unica e coordinata, “in pieno stile sinodale” fanno sapere dall’arcidiocesi aquilana. La memoria e i ricordi del sisma hanno favorito un atteggiamento solidale da parte degli aquilani. La vicinanza non è solo materiale ma anche spirituale: tutti movimenti laicali hanno creato una “staffetta di preghiera”. Un giorno a settimana, ogni aggregazione si riunisce a turno nelle propria parrocchia per pregare per la pace in Ucraina. In questo modo non c’è giorno che in una chiesa aquilana non si preghi per la fine della guerra. I profughi ucraini vengono attualmente ospitati nel progetto Case di Roio, uno dei quartieri antisismici costruiti proprio per ospitare le famiglie sfollate del sisma e in altre strutture nel territorio. Abitazioni condivise tra sfollati del sisma e della guerra per una sofferenza unica che ha trovato nella fiaccolata notturna della notte tra il 5 e 6 aprile una sua espressione significativa: l’accensione del braciere ad opera di due giovani atleti ucraini, promesse del ciclismo mondiale, componenti della squadra nazionale, ospitata proprio negli alloggi del progetto Case di Roio Piano. Qui l’amministrazione comunale ha messo a disposizione dei 24 atleti un hot spot wi-fi e donato a ciascuno una sim-card per permettere loro di tenersi in contatto con i parenti rimasti in Ucraina.