È durato poco l’accordo tra Governo e autotrasportatori peruviani, raggiunto domenica a Huancayo. Già nella giornata di lunedì sono ripresi in tutto il Paese blocchi stradali e scioperi contro l’aumento dei prezzi, causato dalle turbolenze globali che hanno fatto seguito alla guerra in Ucraina. Ieri, con una decisione molto contestata e al limite della costituzionalità, il presidente Pedro Castillo ha decretato il coprifuoco totale (dalle 2 del mattino alle 11 di sera) nella zona metropolitana di Lima e Callao. Una prescrizione che non è stata rispettata da molti cittadini, che nella capitale hanno manifestato chiedendo le dimissioni del presidente. Si sta vivendo in queste ore una notte di grande tensione. Le frange più estreme della protesta hanno assaltato sedi istituzionali, tra cui la Corte superiore di giustizia, e attaccato alcuni giornalisti. Si registrano 11 feriti negli scontri con la Polizia. La scelta del Governo è stata mantenuta. Al momento, anche per la giornata di oggi, ha trovato la forte critica dell’episcopato, come si legge in una nota diffusa ieri pomeriggio (ora locale) dal presidente della Conferenza episcopale peruviana, mons. Miguel Cabrejos. “Il repressivo decreto che impedisce la mobilità a Lima e Callao attenta contro i diritti di base del popolo e contro l’esercizio pieno della libertà di ogni cittadino”, afferma l’arcivescovo di Trujillo. Il provvedimento, basato su informative della Polizia nazionale, viene definito “sproporzionato” e, in ogni caso, “il Governo deve rendere trasparenti i motivi della sua decisione”, che solitamente si prende in occasione di situazioni di estrema gravità, come un conflitto o una guerra civile. La stessa cittadinanza “interpreta questo provvedimento imposto dal Governo come un fatto improvvisato, causato dalla poca capacità dell’esecutivo di gestire i conflitti sociali”.
Conclude mons. Cabrejos: “Chiediamo al Governo di lasciare senza effetto questo provvedimento che danneggia gravemente tutti, ma specialmente i più poveri, che sono costretti a cercare ogni giorno gli alimenti per sfamare la propria famiglia. Ricordiamo che il 70% dei lavoratori in Perù ha un impiego precario o informale”. Anche l’ufficio del Difensore del popolo, in una nota, ha definito “incostituzionale” il provvedimento del Governo. L’impressione di alcuni osservatori è che l’esecutivo, sempre più in difficoltà nella sua operatività politica, paghi anche le grandi attese che si erano venute a creare tra le fasce popolari della periferia del Paese. Ma anche la scelta di circondarsi, a livello di apparato di sicurezza, di circoli che rappresentano poteri tradizionalmente opachi.