“Mi fa piacere sapere del lavoro che sta realizzando l’Argentina in sinergia con l’Unione europea, in particolare con l’Italia, nella lotta al crimine organizzato. La collaborazione reciproca è imprescindibile per vincere questo tipo di associazione illegale, che non conosce frontiere e beneficia dei conflitti tra i popoli e del cattivo funzionamento delle istituzioni. Il lavoro per il bene comune esige pratiche comuni di coordinamento e collaborazione capaci di affrontare la realtà nella sua complessità”. È quanto ha scritto Papa Francesco, in una lettera alla delegazione di Libera guidata da Luigi Ciotti in questi giorni in Argentina per il progetto “Bien Restituido” (“Bene restituito”), in collaborazione con Unione europea, con l’obiettivo di promuovere il riutilizzo sociale dei beni confiscati. La lettera del Papa, resa nota oggi da Libera, è stata letta da Luigi Ciotti nella serata di ieri presso l’aula magna della facoltà di Diritto nell’Università di Buenos Aires, in occasione del congresso “Riutilizzazione sociale dei beni confiscati alla criminalità organizzata: un’opportunità per la società e per lo Stato” promosso da Libera.
“L’azione giudiziaria e processuale nei confronti di questo tipo di criminalità è di solito focalizzata sul piano della repressione e del castigo, ma si tratta di una prospettiva limitata che lascia il cammino incompiuto. È difficile pensare alla soluzione di un procedimento penale senza che sia prevista la reparación (in spagnolo si intende non solo un risarcimento economico, ma un risarcimento integrale, ndr) e perché no, anche una reparación che includa le cause”, ha aggiunto il Pontefice.
“Il crimine organizzato – ha osservato il Santo Padre – produce un danno sociale su ampia scala: genera vittime visibili e invisibili, portatrici di una sofferenza che deve essere ascoltata e risarcita, inoltre implica, per la società nel suo insieme, assumere e invertire i meccanismi – tante volte radicati nell’inconscio collettivo – che producono la sua proliferazione. L’Italia ha molto da offrire, a partire dalla sua esperienza, un’esperienza di dolore, ma anche di resistenza e di rinascimento. Il riuso sociale dei beni confiscati è un esempio virtuoso di risanamento e di pacificazione attraverso l’azione collettiva. Per lo Stato è un’opportunità per volgere lo sguardo alla sua gente creando opportunità dove prima non esistevano – perché il crimine organizzato si impone solitamente dove le istituzioni sono assenti o mal funzionanti -. È anche un’opportunità per lo Stato di assumersi le sue responsabilità e riconoscere le sue omissioni; perché uno Stato che guarda solo a sé stesso, si confonde e si perde”.
Riconoscendo” l’importanza di questo incontro” per “cercare soluzioni pratiche che aiutino a riparare il danno prodotto dal crimine organizzato alla società”, Papa Francesco ha manifestato “la speranza che in questo modo la giustizia acquisisca spazio e che, come dissi una volta ad un incontro di Libera, si ampli, metta radici ed occupi lo spazio che altrimenti è occupato dall’ingiustizia”.