“Siamo grati al Santo Padre per il suo messaggio che riconosce testualmente il ruolo della rete di associazioni di a livello internazionale. Papa Francesco nel suo messaggio chiarisce, da subito, una prospettiva in genere non riconosciuta: che le mafie non sono un fenomeno solo italiano ma sono un problema mondiale che richiede uno sforzo istituzionale congiunto a livello internazionale. Questa prospettiva fatica ad essere compresa negli Stati, nella Chiesa, nella società, nella mentalità. Le parole del Papa richiedono, dunque, un’azione nostra in questo senso”. È il commento di don Luigi Ciotti, presidente di Libera, alla lettera inviata da Papa Francesco alla delegazione di Libera, in questi giorni in Argentina per il progetto “Bien Restituido” (“Bene restituito”), in collaborazione con Unione europea, con l’obiettivo di promuovere il riutilizzo sociale dei beni confiscati.
“Papa Francesco associa, inoltre, il problema del crimine al ‘funzionamento deficitario delle istituzioni’ – ricorda don Ciotti, in riferimento alla lettera che ha letto ieri sera, in Argentina, e che oggi ha diffuso Libera -. È questo uno dei volti della corruzione, che non è solo tangenti, ma inefficienza, inefficacia, incapacità. Qui c’è l’ampiezza della visione di Francesco sulla corruzione che è spirituale, sociale, culturale, economica e politica. Questi argomenti non vanno trattati solo in termini di repressione ma di giustizia: il Papa parla di ‘riparazione del danno’. Di qui, il ruolo anche della Chiesa, che va approfondito, codificato perché attualmente la chiesa universale non ha una dottrina su questi temi”.
Parlando di riutilizzo dei beni confiscati ai mafiosi, evidenzia il presidente di Libera, il Pontefice “dice di cercare soluzioni pratiche recuperando il celebre concetto ‘la realtà è più importante dell’idea’ della Evangelii Gaudium. È necessario concretezza, basta moralismi e schemi teorici o ipocrisia. Il suo intervento è anche un formidabile stimolo all’azione della Chiesa istituzionale”.
Infine, Papa Francesco conclude il testo con la parola “iniquidad”, “inquadrando il problema delle mafie in un’ottica diversa: combattere le mafie non significa solo opporsi al crimine ma significa lavorare prima del crimine. Intervenire ed incidere nella società prima che essa frani nel crimine. Spesso infatti , il maggior ostacolo – conclude don Ciotti – si riscontra nel confronto con i poteri e privilegi della società, che non sono affiliati con le mafie, ma frenano il cambiamento provocando, poi, il terreno fertile per il crimine organizzato”.