“Oltre alla nostra preghiera, vi offriamo la nostra disponibilità a essere d’aiuto nelle modalità che saranno possibili, poiché la Chiesa è un attore sociale che è stato presente nella storia della Costa Rica”. Si rivolge così la Conferenza episcopale della Costa Rica (Cecor) al nuovo presidente della Repubblica, Rodrigo Chaves, che domenica scorsa, in occasione del ballottaggio per le presidenziali, ha sconfitto José Maria Figueres. Chaves, economista, a lungo nella Banca mondiale, del partito Progreso Social Democrático, ha ottenuto il 52,89% dei voti, rimontando, rispetto al primo turno, 11 punti di svantaggio sul suo competitore. Entrambi i candidati, pur discussi per vari trascorsi, presentavano un profilo moderato rispetto ad altri esponenti della vita politica nazionale. La Conferenza episcopale, nella sua lettera al nuovo presidente, offre un contributo di idee sul futuro del Paese articolato in sette punti: politica, economia, famiglia e vita, salute, educazione, pace sociale e ambiente.
“Non è un segreto per nessuno – riflettono i vescovi – che, da diversi anni, ci sia una costante tensione sociale. Per questo, il percorso, che il governo segnerà fin dai primi giorni, contribuirà o meno a rafforzare la pace sociale che da tanti anni caratterizza la nostra nazione. Allo stesso modo, è essenziale che vi sia piena rappresentanza dei cittadini nelle posizioni di potere; che il cittadino si senta davvero parte del governo e non lo veda come un’entità distante dai suoi interessi. Sono noti il disinteresse e l’apatia politica dei cittadini”. Per quanto riguarda l’emergenza economica, prosegue la lettera aperta, “se l’economia non è al servizio della persona umana, sarà vana. Per questo, qualsiasi sia il modello di sviluppo attraverso il quale il vostro governo vorrà muoversi, vi preghiamo di mettere la persona come una priorità, affinché benefici pienamente delle risorse a disposizione del Paese. Sono vergognosi gli oltre un milione di costaricani in povertà e gli oltre 400.000 disoccupati. Sono tanti i settori che si sentono esclusi e abbandonati”.