“L’attenzione alla sicurezza sul lavoro è veramente un investimento che garantisce anche il miglioramento stesso del Pil”. Lo afferma don Bruno Bignami, direttore dell’Ufficio nazionale per i problemi sociali e il lavoro della Cei, in una videointervista realizzata in occasione del 1° maggio, festa di san Giuseppe lavoratore.
Commentando i contenuti del sussidio diffuso per la ricorrenza, don Bignami sottolinea che “il tema della cura è fondamentale in questo passaggio storico. Siamo ancora dentro una pandemia e, contemporaneamente, è scoppiata una guerra”. “Ci rendiamo conto – prosegue – di come per uscire da una pandemia sia stata fondamentale la cura, investire nella cura. Che è cura sanitaria ma innanzitutto centralità della persona. Se guardo le immagini di guerra di questi giorni si vede chiaramente come gli uomini sono quelli che combattono mentre le donne si prendono cura dei bambini e degli anziani. Un modello che va assolutamente superato: tutti dobbiamo imparare a prenderci cura, senza questa visione non ci sarà davvero un cambio di prospettiva, una vera innovazione sociale ma anche una vera innovazione nel campo del lavoro”. Rispetto alla drammaticità legata all’elevato numero di morti sul lavoro, don Bignami sottolinea che “nel periodo della pandemia abbiamo avuto il boom dello smart working, questo significa meno persone nei luoghi di lavoro, meno persone in viaggio per raggiungere i luoghi di lavoro. Ma paradossalmente nel 2021 abbiamo avuto 1.221 morti sul lavoro, senza contare il sommerso dei lavoratori in nero e degli incidenti non denunciati. Il quadro è veramente drammatico”. “Anche nei primi mesi del 2022 – aggiunge – c’è stato un aumento del 47% degli incidenti sul lavoro rispetto al 2021. Drammaticamente nei luoghi di lavoro nel momento di crisi viene visto l’investimento sulla sicurezza come qualcosa che va tagliato”. Ma “vedere nella sicurezza un costo è un problema grave perché significa mettere a repentaglio la vita delle persone e non comprendere che la vera ricchezza sono le persone”. In questi giorni, “la Commissione parlamentare d’inchiesta sulle condizioni di lavoro ha reso noto che gli infortuni e le malattie professionali sono anche un onore economiche perché incidono sul Pil per una percentuale che va dal 3 al 6%”. “Questo significa che non stiamo capendo il valore culturale di un investimento sulla sicurezza del lavoro e la possibilità di garantire la massima sicurezza a tutti quelli che lavorano, soprattutto in condizioni più onerose e pesanti”. Oltre a ricordare le vittime degli incidenti sul lavoro, don Bignami invita tutti all’impegno affinché “si cerchi di formare le coscienze perché questo non accada più”.