“Anticipatrice dei tempi più contemporanei, una laica, a tutto tondo. Ha compreso che la donna aveva una sua fisionomia non legata a ruoli sociali rigidi e neanche al legame esclusivo con la famiglia o con il convento, un’autentica discepola di san Francesco”. Così il ministro generale dei Francescani, padre Massimo Fusarelli, descrive Armida Barelli che oggi, nel duomo di Milano, viene proclamata beata. In una lettera indirizzata alla Famiglia Francescana, dove ripercorre la fasi salienti della vita di Barelli, padre Fusarelli sottolinea come “nel tempo sinodale che viviamo di tutta la Chiesa, è particolarmente interessante e prezioso che sia una donna, una laica, una consacrata a essere presentata come esempio di santità. Il suo legame con l’Ordine francescano – terziaria e poi consacrata nella piena secolarità – è rimasto sempre profondo e libero, mai segnato da sudditanze, da compartecipazione sì”. Fusarelli nella lettera richiama anche l’opera della beata nel campo della promozione della donna che, scrive, “per la sua epoca fu veramente straordinaria. Anticipatrice dei tempi, ha compreso che la donna aveva una sua fisionomia non legata a ruoli sociali rigidi e neanche al legame esclusivo con la famiglia o con il convento. Ha saputo dare corpo al desiderio e al sogno di tante ragazze e donne della sua epoca, liberandone le intense energie. Dal campo culturale a quello politico, dalla animazione liturgica alla educazione alla fede, dal vivere in modo cristiano la tragedia della prima guerra mondiale alla vicinanza a quanti ne soffrivano le conseguenze, dalla resistenza alla dittatura che all’epoca affliggeva il suo paese l’Italia a partecipare pienamente alla rinascita civile e sociale seguita al secondo conflitto mondiale: in tutti questi campi Armida ha saputo ispirare, trascinare, motivare e lasciare esprimere tutte le capacità della donna”. La Barelli, si legge ancora nella lettera, “è donna di preghiera; ‘l’anelito al dialogo intimo Dio’, come dice lei stessa, l’accompagna fin dall’inizio e troverà nella piena presenza alle relazioni, al lavoro, ai viaggi, ai progetti e ad ansie e speranze il suo ambiente sempre più naturale. Armida ha vissuto una spiritualità incarnata, che fa della vita intera una preghiera e della preghiera un’azione trasformatrice del mondo, affinché il seme del Regno cresca. Una spiritualità che non separa dal mondo, ma che sa leggere, negli eventi della storia, i ‘segni dei tempi’, ascoltandovi la voce del Signore”.