“Il nostro lavoro come cappellani militari è convertire l’odio in coraggio morale, proteggendo l’umanità. Significa aiutare i nostri soldati a rimanere umani anche in mezzo agli orrori della guerra”. A parlare è padre Andriy Zelinskyy, gesuita, vice capo del dipartimento di Cappellania militare della Chiesa greco-cattolica ucraina. Il dipartimento ha presentato ieri un libretto dal titolo “Catechismo del soldato cristiano”, in edizione tascabile, addirittura impermeabile, in modo da poter essere facilmente distribuito all’esercito ucraino. 30 pagine per sostenere i soldati in tempo di guerra. Nel libretto sono proposte varie preghiere, un esame di coscienza e una serie di questioni – dalla legittima difesa al concetto di peccato e alla responsabilità dello Stato di fronte ad una aggressione – che vengono affrontate proponendo quanto afferma in merito il catechismo della Chiesa cattolica.
“Noi vogliamo formare un esercito diverso”, sottolinea il gesuita. Nel libretto sono contenuti anche una serie di suggerimenti, in forma di decalogo, per aiutare i soldati a vivere e superare “i momenti di oscurità”. “Non lasciare che la confusione e l’ansia seminano l’oscurità della disperazione nel tuo cuore”. “Non smettere di credere nella vittoria finale del Bene”. “Non smettere di comunicare con Dio attraverso la preghiera, raccontandogli la tua paura, rabbia, dolore e speranza”. “Qualunque siano le sfide che devi affrontare, rimani sempre, in qualsiasi circostanza, umano”. “Non perdere mai il senso dell’umorismo. Non importa quanto terribile possa sembrare la minaccia, il tuo saggio umorismo la farà scomparire”. E “quando la paura inizia a travolgere le tue convinzioni e a permeare il tuo corpo e la tua anima, non mollare: pensa a tutti coloro che ami e che ti amano. Qualunque cosa accada intorno a te, ricordati di coloro per i quali sei il migliore e il più caro in questo mondo!”. “Non importa quanto sia buia la notte, l’alba risorge sempre!”. “Proteggere e avere cura dell’umanità dei nostri soldati – spiega il sacerdote – è la nostra vocazione di sempre come cappellani militari. Questa è una guerra crudele soprattutto perché si vede violenza e crudeltà perpetrate senza ragione. E questo può spaventare”.
“Le fosse comuni a Bucha, la distruzione di Irpin. A Mariupol almeno 20mila persone sono morte, sepolte, bruciate dai soldati russi. I soldati sono i primi ad arrivare sui luoghi di guerra e i primi a vedere questi orrori”, racconta padre Zelinskyy. “Sale un sentimento di ingiustizia per una crudeltà senza senso. Impegnati in prima linea i soldati vedono che ad essere violentati, bruciati e uccisi sono civili, le loro famiglie. È normale quindi che, a questo orrore, si vuole rispondere con odio. Il nostro lavoro è convertire questo odio in coraggio morale”.
“Posso uccidere?”. “Non posso uccidere?”. “Si può essere soldati e cristiani”. “Per molti soldati qui in Ucraina, queste questioni morali sono molto importanti”, spiega il gesuita. “Difendere la giustizia, la verità, i poveri, di fronte ad una aggressione, è un obbligo cristiano così come lo è fermare la follia di chi vuole distruggere tutto”. “Quando l’uomo capisce cosa fa, scopre che il suo agire ha un senso e il senso protegge la psiche e diventa fonte di motivazione. I nostri soldati sanno cosa stanno facendo: difendono le loro famiglie e la loro terra. Proteggono il dono della vita”.