“Il bene della famiglia non è di tipo aggregativo, cioè non consiste nell’aggregare le risorse dei singoli per aumentare l’utilità di ciascuno, ma è un vincolo relazionale di perfezione, che consiste nel condividere delle relazioni di amore fedele, fiducia, cooperazione, reciprocità, da cui derivano i beni dei singoli membri della famiglia e, quindi, la loro felicità”. Lo ha detto Papa Franceso, stamani, ricevendo in udienza i partecipanti alla sessione plenaria della Pontificia Accademia delle Scienze Sociali, in Vaticano. “Così intesa, la famiglia, che è un bene relazionale in sé stessa, diventa anche la fonte di tanti beni e relazioni per la comunità – ha aggiunto -, come ad esempio un buon rapporto con lo Stato e le altre associazioni della società, la solidarietà tra le famiglie, l’accoglienza di chi è in difficoltà, l’attenzione agli ultimi, il contrasto ai processi di impoverimento, e così via”.
Il Papa ha evidenziato che “questo vincolo perfettivo consiste in un agire amorevole motivato dal dono, dal vivere secondo la regola della reciprocità generosa e della generatività”. “La famiglia umanizza le persone attraverso la relazione del ‘noi’ e allo stesso tempo promuove le legittime differenze di ciascuno. Questo, attenzione, è proprio importante per capire cosa è una famiglia, che non è soltanto un’aggregazione di persone”. Il pensiero sociale della Chiesa – ha osservato il Papa – aiuta a comprendere questo “amore relazionale proprio della famiglia”. Francesco ha dunque citato l’Amoris laetitia: “Il pensiero sociale della Chiesa aiuta a comprendere questo amore relazionale proprio della famiglia, come ha cercato di fare l’Esortazione apostolica Amoris laetitia, inserendosi nel solco della grande tradizione, ma con quella tradizione, fare un passo in avanti”.
Poi, il Pontefice ha sottolineato un aspetto particolare: “La famiglia è il luogo dell’accoglienza”. “Le sue qualità si manifestano in modo particolare nelle famiglie dove sono presenti membri fragili o con disabilità. Queste famiglie sviluppano delle virtù speciali, che potenziano le capacità di amore e di sopportazione paziente verso le difficoltà della vita”. Il riferimento alla riabilitazione dei malati, all’accoglienza dei migranti, e in generale all’inclusione sociale di chi è vittima di emarginazione, in tutte le sfere sociali, specialmente nel mondo del lavoro. “L’assistenza domiciliare integrata per le persone con disabilità grave mette in moto nei membri della famiglia quella capacità di cura che sa rispondere alle specifiche necessità di ciascuno. Si pensi anche alle famiglie che generano benefici per l’intera società, fra cui le famiglie adottive e le famiglie affidatarie. La famiglia – lo sappiamo – è il principale antidoto alla povertà, materiale e spirituale, come lo è anche al problema dell’inverno demografico o alla maternità e paternità irresponsabile”.