Fine Ramadan: card. Zuppi (Bologna), “continuare a pregare per la pace, per disarmare i nostri cuori e le nostre mani”

“L’invito che vi rivolgo, alla fine di questo mese di Ramadan, è di continuare a pregare per la pace, per disarmare i nostri cuori e le nostre mani, per avere nel cuore e sulla bocca quel ramoscello d’ulivo che dopo il diluvio della guerra rappresenta la pace tra le persone e i popoli”. Si conclude con queste parole il messaggio che l’arcivescovo di Bologna, il card. Matteo Maria Zuppi, ha inviato alla comunità islamica a conclusione del Ramadan.
“Dio misericordioso e onnipotente benedica ciascuno di voi e le vostre famiglie, doni salute agli ammalati, lavoro ai disoccupati, sollievo ai carcerati, sostenga ogni proposito di bene, aiuti a vincere le tante inclinazioni al male, che turbano e inquinano le nostre relazioni”, l’auspicio del porporato, che spiega: “Tra esse, la guerra è quella più evidente e orribile. La Bibbia e il Corano ci pongono di fronte ad Abele e Caino: la loro storia è il prototipo di tutti gli omicidi e i soprusi commessi dalla fondazione del mondo ad oggi”. “Dobbiamo forse riconoscere che Caino ha vinto? Quanto spazio di azione possiamo ancora lasciare a quel Caino che si agita nel cuore dei potenti, come nel cuore di ognuno di noi?”, chiede il cardinale. “Poiché la violenza è per sua natura sorda, incapace di ascoltare l’altro, il nostro contributo, come cristiani e musulmani, come credenti e non credenti, è la disponibilità al dialogo in tutti gli ambiti della vita”, sottolinea l’arcivescovo, evidenziando che “uno dei più urgenti è quello ambientale: la comunità islamica, a livello internazionale, sta mostrando una sensibilità crescente verso l’emergenza climatica, così com’è per la comunità cristiana e tante persone di buona volontà, appartenenti a Ong, associazioni di volontariato, eccetera”. “Anche nella vostra tradizione religiosa – osserva –, Adamo è simbolo di un mandato divino per la cura e la protezione di tutte le cose create, animali e piante, acqua e aria. Se ne può servire, ma senza sprecare e distruggere, senza frodare il diritto delle generazioni future, e deve riconoscere alla natura un valore in sé, indipendente dall’utilità che il genere umano ne può trarre”.

© Riproduzione Riservata

Quotidiano

Quotidiano - Italiano

Territori