“I segnali di antisemitismo sono presenti. Non dobbiamo e possiamo abbassare la guardia. Dobbiamo segnalare che la causa di tutto questo è l’ignoranza e l’indifferenza. Malattie gravi che colpiscono questa nostra società. Difficilissime da curare. Ecco perché le Istituzioni civili e religiose hanno il compito grave, urgente, indispensabile del fare memoria”. Lo ha detto mons. Stefano Russo, segretario generale della Cei, partecipando, oggi a Roma, all’inaugurazione della mostra itinerante “Arte nella Shoah”, presso la Pontificia Università Lateranense, promotrice dell’evento insieme all’Ambasciata di Israele presso la Santa Sede. Nella mostra sono esposti 21 pannelli raffiguranti opere d’arte, provenienti dalla collezione d’arte dello Yad Vashem, l’Ente nazionale per la Memoria della Shoah di Gerusalemme, “Non basta essere contro l’antisemitismo, non è sufficiente – ha ribadito mons. Russo – è importante, necessario, urgente essere ‘per’. Aver a cuore, aver attenzione, prendersi cura, stima degli ebrei, della comunità ebraica presente in Italia, in Europa e nel mondo”. Questi disegni, ha aggiunto il Segretario della Cei, “chiedono alla nostra libertà di non dimenticare, anzi di essere memoria viva. Ci chiedono di sostare, guardare per abitare quel mondo che le opere vogliono trasmettere. Sostare vuole dire fermarsi, cioè stare, scegliere di stare perché non si può e non si deve dimenticare. Guardare significa non chiudere gli occhi. Guardare per renderti conto di che cosa è capace l’uomo verso il suo simile, verso suo fratello e sua sorella. Abitare significa dare spazio alla propria memoria che registra queste immagini, in un certo senso le fa sue. Cioè non può dimenticarle”. A tale riguardo mons. Russo ha ribadito l’impegno della Cei in questo ambito: “ciò che ci sta a cuore è la piena applicazione delle indicazioni di Nostra Aetate e dei Documenti che hanno fatto seguito a questa importante dichiarazione. Il lavoro di collaborazione che gli Uffici della Segreteria Generale hanno con l’Ucei sta compiendo passi che ci incoraggiano in questo senso e che vogliamo portare avanti perché anche questo è: sostare, guardare, abitare, non dimenticare. La nostra azione – ha concluso – possa promuovere un impatto culturale efficace ed incisivo nella società italiana. Tutto quello che possiamo fare facciamolo. Per portare luce là dove sono le tenebre. Diradare la nebbia è un compito arduo, ma non possiamo esimerci dal farlo, e farlo quotidianamente”. All’inaugurazione erano presenti anche mons. Antonio Pitta, biblista della Lateranense, Edith Bruck, scrittrice, poetessa e testimone della Shoah che ha ripercorso la sua esperienza nei lager nazisti salutata, al termine, da un lunghissimo applauso dei presenti, e l’ambasciatore di Israele presso la Santa Sede, Raphael Schutz, che ha ricordato “Yom HaShoah, il giorno in cui si ricordano le vittime della Shoah, che secondo il calendario ebraico ricorre oggi. Come ogni anno, per questa ricorrenza, Israele si ferma alle 10 in punto (le 9 in Italia), al suono delle sirene in ricordo dei 6 milioni di ebrei sterminati dai nazisti. A moderare l’evento Vincenzo Buonomo, rettore della Pontificia Università Lateranense.