Braccianti, operatrici, ricercatori, psicologhe, sindacaliste. Tutte raccontano come le molestie sessuali, i ricatti, le paghe da fame, le liste nere dei caporali siano un fenomeno radicato anche nell’Arco Ionico, l’area che comprende le provincie di Matera, Taranto e Cosenza. Una vasta zona del Sud Italia dove il clima e la terra fertile favoriscono le coltivazioni di ortofrutta, dalle fragole all’uva da tavola fino agli agrumi. Sono le donne, soprattutto le straniere originarie della Romania e Bulgaria, a vedere violati i propri diritti più elementari. È quanto emerge dal rapporto “Cambia terra. Dall’invisibilità al protagonismo delle donne in agricoltura” di ActionAid. “Guadagno trentotto euro al giorno. Chi riesce lavora senza interruzioni, dal lunedì alla domenica – racconta Catalina, lavoratrice rumena in Basilicata, una delle 119 donne intervistate nel rapporto -. Gli uomini ricevono due euro in più all’ora perché hanno compiti più pesanti. Cominciamo alle sei: prepariamo il terreno per piantare le fragole, lo concimiamo. Devo stare sempre piegata e adesso che sono incinta è faticoso. Mi sento sfiancata, però sono obbligata ad andarci, ho bisogno di soldi”. Il caporalato muove un’economia illegale e sommersa di oltre cinque miliardi di euro. Secondo le stime sarebbero tra 51 e 57mila le lavoratrici sfruttate in Italia. Nell’Arco Ionico le operaie agricole regolari sono 22.702, 16.801 italiane e 5.901 straniere, di cui il 76% è costituito da comunitarie, soprattutto rumene e bulgare. Un numero inferiore alle reali necessità della raccolta stagionale di frutta e verdura che richiede il doppio della manodopera. Nelle campagne le donne arrivano a guadagnare anche solo 25/28 euro al giorno mentre gli uomini ne ricevono 40. Inoltre, la pratica dei datori di lavoro sleali di dichiarare in busta paga un numero inferiore di giornate rispetto a quelle lavorate impedisce alle donne di accedere all’indennità di infortunio, malattia, disoccupazione agricola e maternità.
Le donne in agricoltura sono esposte a violenza e molestie sui luoghi di lavoro, sui mezzi di trasporto che le conducono sui campi, nelle serre, nei magazzini o nelle fabbriche di confezionamento, negli alloggi messi a disposizione dai datori di lavoro. La violenza è esercitata in molteplici forme (verbale, fisica, psicologica e sessuale) ed è accompagnata da minacce, come quella di perdere il posto, di essere demansionata o non pagata. “Nel barese, da anni va avanti un metodo collaudato. La mattina, quando nelle piazze arrivano i furgoni per portare le operaie agricole nei campi, la ‘prescelta’ viene fatta salire davanti, nello spazio accanto al guidatore. Sul cruscotto vengono messi un cornetto e un caffè caldo, comprati al bar. Mangiare la colazione significa accettare l’avances sessuale e quindi ottenere l’ingaggio. Rifiutando, invece, il giorno dopo si viene lasciate a casa”, spiega Annarita Del Vecchio, psicologa e collaboratrice di ActionAid in Puglia. In Puglia, Basilicata e Calabria, ActionAid dal 2016 ha avviato un programma in risposta alle tante violazioni dei diritti umani delle donne lavoratrici.