Cammino sinodale: Caserta, termina la fase diocesana. Domani assemblea in cattedrale

(Foto: diocesi di Caserta)

Cinquecento animatori sinodali, oltre cento incontri in sei mesi in tutta la diocesi di Caserta: dalle parrocchie alle associazioni, alle confraternite ai teatri. I numeri danno il senso dell’impegno della diocesi di Caserta nel portare avanti la fase locale del Sinodo dei vescovi, che si concluderà domani, venerdì 29 aprile, con una larga assemblea nella cattedrale di Caserta, alle 19, che metterà a confronto tutti i partecipanti e la sintesi del lavoro svolto. L’assemblea sarà anche il punto di partenza per le nuove attività della Chiesa casertana. Non a caso il vescovo, mons. Pietro Lagnese, è molto attento a costruire i suoi passi condividendo il cammino pastorale con i presbiteri e tutto il popolo di Dio, scegliendo momenti simbolici per l’intera comunità per costruire la nuova via della nostra comunità.
“Ritengo che la fase diocesana del Sinodo dei vescovi sia stata una felice intuizione – spiega don Nicola Lombardi, coordinatore della fase diocesana del Sinodo a Caserta -. Ha risvegliato l’essere sinodale della Chiesa e rimesso in circolo il fuoco dello Spirito. Sono convinto che il processo avviato sia irreversibile. La Chiesa è lanciata dallo Spirito a correre sulle strade del mondo testimone del Cristo risorto e compagna di ogni uomo e donna della terra”.
Tra le proposte emerse dal Sinodo, che saranno dibattute domani in assemblea, il sogno di Chiesa emerso dal confronto sinodale: “È emersa una immagine Chiesa/comunità – si legge tra l’altro nel documento – di cui le persone interpellate, per la maggior parte, si sentano partecipi e dove la fede in Cristo di ognuno venga continuamente alimentata. È come un grembo materno che genera alla fede in Cristo e nutre i suoi figli con la Parola e i Sacramenti. Le stesse persone, però, nell’indicare il sogno di Chiesa hanno fatto emergere anche le criticità. Il desiderio di tutti è vedere una Chiesa sempre più aperta e accogliente, testimone del Vangelo più coi fatti che con le parole. In parte lo è già e le esperienze raccolte sono molto belle e significative. Ma la situazione non è omogenea. Gli aspetti positivi ci sono ma sono diffusi a ‘macchia di leopardo’. La diocesi e le parrocchie appaiono come comunità stratificate. Come un corpo inquieto che a volte tende ad aprirsi con slanci di generosità e altre volte a chiudersi in modo egoistico”.

© Riproduzione Riservata

Quotidiano

Quotidiano - Italiano

Territori