“Armida Barelli è figura rappresentativa del cattolicesimo ambrosiano, nel quale è cresciuta e al quale ha dato molto. Ma è anche figura di respiro nazionale e internazionale e alla quale l’Azione italiana deve molto”, per aver fondato nel 1919 la Gioventù femminile (Gieffe), che nel secondo dopoguerra contava un milione e mezzo di socie. Lo ha ricordato in conferenza stampa a Milano Paolo Seghedoni, vicepresidente nazionale di Ac per il settore Adulti.
“Barelli si è dedicata alla crescita umana e culturale di centinaia di migliaia di ragazze e donne, il cui contributo è stato essenziale per plasmare la vita del nostro Paese”. Seghedoni (nella foto) ha poi spiegato che “la beatificazione della ‘sorella maggiore’ è stata a lungo attesa e preparata in tutta Italia con incontri, libri e altre iniziative, specialmente giovanili”. Quindi una attualizzazione: “vedo una sorta di parallelismo con la Chiesa di oggi. Grazie alle sollecitazioni di papa Francesco stiamo immaginando una nuova ‘modalità’ di essere Chiesa in questo nostro tempo. Ed è ciò che, a suo modo, ha fatto anche Armida Barelli. Camminando insieme alle giovani del suo tempo, verso il Signore sotto la guida dello Spirito, con iniziative innovative in campo educativo, culturale ed ecclesiale”.
Durante la conferenza stampa sono stati tracciati i profili di Barelli e Ciceri, rispettivamente da Barbara Pandolfi, vicepostulatrice della causa della Barelli, e da mons. Ennio Apeciti, storico e biografo di Ciceri.
Armida Barelli è stata fondatrice della Gioventù femminile dell’Azione cattolica e cofondatrice dell’Università Cattolica del Sacro Cuore, dell’Istituto secolare delle Missionarie della regalità di nostro Signore Gesù Cristo e anche dell’Opera della Regalità per la liturgia. “Ha contribuito a formare migliaia di giovani donne che attraverso l’esempio della “sorella maggiore” hanno imparato ad amare Dio, il prossimo, la Chiesa e a spendersi attivamente nella società del proprio tempo”.
Nato in Brianza, Mario Ciceri viene ordinato sacerdote nel 1924 e nominato vicario parrocchiale di Brentana di Sulbiate (Monza e Brianza). Vive tutto il suo ministero in quella parrocchia a servizio dell’oratorio, dell’Azione cattolica, dei malati e degli sfollati di guerra. Durante il secondo conflitto mondiale accompagna i ricercati verso la Svizzera, fornendo loro documenti e lasciapassare falsi. Per questo impegno riceve postuma la Medaglia d’oro per la Resistenza.