“La beatificazione di Armida Barelli che avrà luogo a Milano il 30 aprile è il riconoscimento dell’esemplarità di vita di una delle figure più significative del laicato cattolico italiano del XX secolo, particolarmente importante perché ella si impegnò, con la sensibilità tipica del suo tempo, per il riscatto e la valorizzazione del ruolo della donna nella società, nella famiglia e nella Chiesa”. Lo sottolineano le Acli nell’imminenza della beatificazione di Armida Barelli. La cui figura, viene sottolineato, “appartiene in primo luogo all’Azione Cattolica, di cui fondò e diresse a lungo il ramo femminile giovanile, e all’Università Cattolica, di cui fu assidua patrocinatrice accanto a padre Gemelli”. “E tuttavia – prosegue la nota – in senso lato essa appartiene a tutta la Chiesa italiana ed anche alle Acli, poiché tutte le figure femminili che, a livello territoriale e centrale, hanno marcato la vita della nostra associazione nei suoi primi anni di vita – ricordiamo Maria Fortunato, Vittoria Rubbi, Rita Gabelli, Palma Plini, Emilia Scarpa, Paola Gorla, Maria Giovanna Brutti e tante altre – hanno avuto la loro prima formazione cristiana nella Gioventù femminile guidata dalla ‘Sorella maggiore’, che diede loro la spinta per occuparsi attivamente del mondo che le circondava par animarlo e cambiarlo in senso cristiano”. Le Acli sottolineano “l’esempio di una donna che, come disse lei stessa, voleva ‘senza distintivi né privilegi vivere e lavorare come gli altri, credendo che si possa vivere il Vangelo nella vita quotidiana perché esso cresca come il seme buono’”. “Per questo – concludono le Acli – noi guardiamo ad Armida Barelli come ad una santa anche nostra, in una rinnovata comunione con gli amici dell’Azione Cattolica con cui sempre più ci impegniamo ad approfondire la nostra radice comune ed i possibili campi di un impegno condiviso”.