Una ragazza di 12 anni violentata e uccisa, un bambino ucciso e fatto scomparire in un fiume. Vasta eco sulla stampa brasiliana, per la denuncia di un altro episodio di violenza che sarebbe stato commesso da gruppi armati di cercatori d’oro illegali, i “garimpeiros”, contro la popolazione indigena Yanomami, nella regione di Waikás, nello Stato di Roraima Roraima. Il caso è stato denunciato da Júnior Hekurari Yanomami, leader indigeno e presidente del Consiglio distrettuale Yanomami e Ye’kwana per la salute indigena, secondo il quale i minatori hanno invaso la comunità e preso una donna, un bambino e una ragazza di 12 anni. Il corpo della ragazza sarebbe in possesso della comunità indigena, in attesa delle indagini da parte dell’Istituto di medicina legale; il corpo del bambino sarebbe invece scomparso nel fiume Uraricoera. In una nota, il Ministero pubblico federale ha affermato di voler indagare sul caso presso le istituzioni competenti. L’Ufficio giudiziario afferma di ritenere che “situazioni come questa sono una conseguenza sempre più frequente dell’estrazione illegale nelle terre indigene di Roraima”. Fonti Sir affermano che da ieri sul posto sono presenti forze di polizia, per tentare di accertare l’accaduto, anche se su fatti come questi spesso a vincere è l’impunità. Proprio la settimana scorsa la Commissione contro la tratta della Conferenza nazionale dei vescovi del Brasile aveva espresso “con veemenza la propria indignazione e la propria condanna per le violenze subite dal popolo Yanomami, in particolare per l’invasione delle miniere nel loro territorio, le violenze sessuali contro donne e ragazze e il totale abbandono del Governo”.