Colori sbiaditi, narrativa interrotta, confini che scompaiono e città immerse negli abissi: le bambine e i bambini italiani e ucraini ci parlano di come percepiscono la violenza del conflitto in atto in Ucraina. “Dalla pandemia alla guerra, l’eccesso delle immagini di tragedie rischia di generare, negli occhi di chi non ha tutti gli strumenti per comprendere ed elaborare la violenza, sentimenti di preoccupazione, ansia e paura”. Tutto questo traspare dai disegni realizzati, in occasione della Giornata internazionale del disegno, dai bambini accolti da Sos Villaggi dei Bambini, che in questo periodo sta accogliendo nei Villaggi Sos in Europa le persone che scappano dalle zone di guerra.
Per Emanuele Caroppo, coordinatore del Comitato scientifico di Sos Villaggi dei Bambini e psichiatra e psicoanalista della Società psicoanalitica italiana e internazionale: “Non conta la distanza per essere vittime di situazioni traumatiche. Questo lo mettono ben in evidenza i disegni dei bambini. Confrontando i disegni fatti da bambine e bambini dell’Ucraina e quelli fatti dall’Italia, vediamo che in quelli italiani sicuramente l’impatto emotivo della guerra è più diluito, ma comunque lo si osserva”. Nei disegni delle bambine e dei bambini ucraini, prosegue Caroppo, “il foglio è utilizzato in modo più unitario, ma il contenuto risente della perdita di vitalità. Sono tempi in cui il sapore e il cuore della vita si perdono. Non è un caso che troviamo questi disegni un po’ poveri di colore, viene disegnata solo una sagoma. Sono dei disegni immobili: una bicicletta ferma, un panda triste. Emergono quindi emozioni negative. Un altro disegno mette in evidenza come i confini non riescono più a proteggere. Un vaso con dei fiori che escono non solo dal foro principale, ma anche attraverso i confini del vaso stesso. Il confine quindi non conta più, è un tratto di matita che può essere cancellato, proprio come una invasione di una nazione nei confronti di un’altra”. Si vede che “alcuni elementi, anche fisici, servono per proteggere: caschi enormi di capelli, che appesantiscono la testa ma che contemporaneamente la proteggono; cuffie sulle orecchie, che invece di emettere canzoni sembrano impedire l’ascolto dei rumori bellici; città che non sono piantate sulla salda terra, ma che addirittura sono immerse negli abissi, mentre sulla terra c’è soltanto devastazione bellica: da una parte un carro armato, dall’altra un incrociatore di guerra”.
Per l’esperto, “è difficile in questo momento immaginare che le bambine e i bambini, indipendentemente dalla distanza dal fronte, non risentano dell’impatto della guerra. La cosa importante però è notare che, accanto a tutti questi elementi che abbiamo messo in evidenza, sono comunque presenti anche disegni di un sole che splende, delle nubi che si diradano, di un topolino allegro che ritrova un trancio di formaggio per poterlo mangiare, di un gelato sulla spiaggia d’estate”.