“Accrescere la preghiera per la pace”. Domenica 24 aprile, il vescovo di Assisi-Nocera Umbra-Gualdo Tadino, mons. Domenico Sorrentino, prendendo spunto da questo invito del Papa, rivolgendosi ai partecipanti alla Marcia straordinaria della pace Perugia-Assisi, ha osservato: “Facciamo forse fatica a percepire la forza ‘strategica’ di questa parola. Eppure è proprio questa il fondamento di una cultura della non-violenza, che non si limiti a dire ‘no’ alle armi. Da solo, questo ‘no’ potrebbe essere ambiguo. A chi è aggredito potrebbe apparire persino cinico, come una complicità con l’aggressore”.
Dentro l’invito alla preghiera “c’è l’invito alla conversione di ciascuno di noi, ma anche delle nostre istituzioni e delle nostre politiche. Noi cristiani siamo convinti – in sintonia con quanti esprimono la loro fede in modi diversi, come avvenne nella preghiera per la pace elevata qui da Giovanni Paolo II con i leader religiosi del mondo il 27 ottobre 1986 e da noi rilanciata il 27 di ogni mese – che se non ritroviamo il senso di Dio come unico Signore della vita, di ogni vita, e come fondamento della nostra fraternità, non avremo abbastanza forza per riconoscere, anche come base delle nostre istituzioni nazionali e internazionali fino all’Onu, che nessuno di noi è padrone della vita, e nessuno può credersi in diritto di usare la forza per risolvere alla sua maniera i problemi del mondo”.
Secondo il presule, “la cultura della non-violenza è oggi di fronte a una sfida: dimostrare di avere la capacità di difendere veramente gli aggrediti sostenendo una diplomazia che poggi non su equilibri di potere, ma sulle ragioni della fraternità. È questa la diplomazia che serve. Papa Francesco si è messo a disposizione”. Il vescovo ha aggiunto: “Questa piazza è la grande scuola della diplomazia della pace di cui è maestro il Poverello di Assisi. Noi vogliamo aiutare le diplomazie ascoltando l’invito del Papa a compiere il primo atto, direi ‘popolare’, di questa diplomazia, e cioè un atto di verità con noi stessi e dentro noi stessi, di cui è appunto espressione la preghiera, o, per chi non sa pregare, la meditazione sul senso della vita e del mistero che la avvolge”. mons. Sorrentino ha quindi chiesto “un minuto di silenzio orante, in cui ciascuno di noi si faccia carico intimamente delle sofferenze di tanti fratelli che stanno morendo e soffrendo in questa guerra e in tutte le guerre del mondo. Un silenzio orante che sia anche un atto di umiltà, in cui ci riconosciamo tutti “custodi” dei fratelli e delle sorelle, e facciamo arrivare un sentimento di fraternità persino a coloro che consideriamo nemici o che sono responsabili della guerra, chiedendo a Dio di toccare i loro cuori”.
E ha concluso: “Questa piazza di pace diventi, almeno idealmente, il luogo ospitale di una diplomazia che metta subito fine a questa sciagurata guerra e ponga le premesse di una pace giusta e duratura in Europa e nel mondo”.