(da Tiraspol) La parrocchia Santissima Trinità di Tiraspol si sta organizzando per diventare in caso di attacchi rifugio anti aereo. È il parroco padre Piotr Kuszman, a raccontarlo al Sir. Oggi in parrocchia hanno portato dei materassi. “Per scrupolo – racconta – stiamo preparando un rifugio anti aereo in caso di attacchi. Siamo qui sotto terra. E porteremo qui i bimbi che accogliamo nel centro Petruska. Abbiamo anche acquistato bottiglie di acqua e cibo a lunga conservazione. Non voglio spaventare ma dopo le esplosioni di ieri devo essere pronto ad ogni eventualità, anche in caso di attacco armato”. “Le esplosioni dei giorni scorsi – prosegue il sacerdote di orgine polacca, dehoniano – hanno messo paura. Anzi, panico. Questa mattina si è vista una grande ondata di persone che sono scappate dalla Transnistria verso la Moldova. Un flusso di macchine su tutti i punti di accesso al confine”. Sempre questa mattina è stato annunciato uno stato di allerta rossa per terrorismo per 15 giorni. Significa che gli ingressi in molte città vi saranno dei check point. Di notte saranno fermate le persone che entrano e escono e controlli saranno fatti anche durante il giorno. Sempre oggi hanno annunciato ufficialmente che non ci sarà né parata militare né marcia il 9 maggio e nessuna manifestazione pubblica è autorizzata. Il parroco spiega che “già una settimana fa si parlava che la fase successiva della aggressione russa in ucraina avrebbe coinvolto la parte meridionale del paese fino arrivare ad Odessa e subito dopo la Transnistria. Ma per giustificare un intervento del genere i russi hanno bisogno di dire che qui la parte della popolazione russofona è oppressa”.
Si replica insomma quanto è avvenuto in Donbass e le esplosioni dei giorni scorsi servono da “provocazione”. Le parti si rimpallano la responsabilità. Quello che preoccupa la Chiesa cattolica locale è la spaccatura che questo conflitto genera nelle persone e il fatto che la prima vittima della guerra sia la verità. Prende la parola padre Marcin Janus, parroco della parrocchia Santa Marta nel nord della Transnistria. “Quando in una mia predica ho fatto riferimento alla guerra mi hanno chiamato dal kgb locale. Hanno detto che ho predicato estremismo e incitamento al disordine pubblico”. “La propaganda che arriva dalla Russia – spiega padre Piotr – diffonde l’opinione che gli ucraini sono fascisti, neo nazisti. Nella mia parrocchia ho situazioni così. Addirittura membri della stessa famiglie sono divisi fino alla rottura dei legami di parentela. In parrocchia quindi non si può parlare di politica. Noi preghiamo in pace per la pace. Questo è quello che possiamo fare. È una situazione molto complessa e fare il parroco qui è difficile”.