Diocesi: mons. Moraglia (Venezia), “il cristianesimo è il risultato dell’incontro personale con Gesù”

Foto Patriarcato Venezia

“Il cristianesimo non è prima di tutto una morale, né una progettazione pastorale o una visione psicologica e sociale; è il risultato dell’incontro con Gesù. E ricevere la missione di Gesù è il frutto di una fede ben radicata nel sacramento del battesimo. Ogni vocazione nella Chiesa è, in fondo, l’espressione di questa realtà sacramentale in cui ogni uomo e ogni donna sono chiamati ad inscrivere i differenti aspetti della figliolanza divina di Cristo nella loro storia personale e comunitaria”. Lo ha detto ieri il patriarca di Venezia Francesco Moraglia, nell’omelia della messa nella solennità di San Marco Evangelista, patrono della città, del patriarcato e delle gente venete, presso la basilica cattedrale metropolitana dedicata al Santo. La celebrazione è stata concelebrata dai vescovi inglesi Marcus Stock, di Leeds, e Robert Byrne, di Hexham e Newcastle; dall’abate emerito di Praglia don Norberto Villa, dal Capitolo metropolitano e dalle IX Congregazioni del presbiterio veneziano.
Nel sottolineare la scelta narrativa di Marco, di un “Vangelo così vivo e gioioso in cui doveri e moralità sono gioiose conseguenze dell’incontro personale e decisivo con Gesù Cristo”, Moraglia ha spiegato: “Battesimo, confermazione, eucaristia, matrimonio, ordine sacro, penitenza e unzione degli infermi sono davvero quelle realtà che scrivono nelle diverse vicende della vita (temporali/spaziali) il Cristo in noi.
La vita e la testimonianza cristiana non sono che l’esplicitazione del sacerdozio di Cristo per il mondo che vive nei sacramenti, a partire dal battesimo, inizio del cammino cristiano, che poi nell’eucaristia vive il suo momento forte di incontro con Dio e con i fratelli per ispirare e nutrire un’esistenza ‘eucaristica’”. Tutto questo chiede alle persone e alle comunità “che vivono la realtà sacramentale di uscire dal momento liturgico per coltivare una specifica visione umana sociale, culturale e politica (nel senso più alto e ampio del termine) che tocca e riguarda il bene comune e la convivenza tra le persone e i popoli”.
“Il fine dell’eucaristia, del resto, è ricevere dall’altare del Signore e vivere dovunque quella carità di Cristo che deve pervadere sempre chi – persone e comunità – è portatore dell’annuncio evangelico”, ha concluso il patriarca.

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