Appello del Consiglio panucraino delle Chiese e delle organizzazioni religiose ai religiosi russi perché chiedano alle autorità del loro Paese di organizzare l’evacuazione dei civili e dei soldati feriti rifugiati dentro lo stabilimento Azovstal di Mariupol. “In questo momento – si legge nell’appello – decine di migliaia di civili a Mariupol sono a rischio di sopravvivenza. Molti di loro si sono rifugiati presso lo stabilimento Azovstal, dove fuggono dai continui bombardamenti e attacchi. Tra loro ci sono bambini, donne, anziani, oltre a molti malati e feriti che necessitano di cure mediche di emergenza. Non hanno cibo, acqua, igiene e medicinali a causa della mancanza di un corridoio umanitario e della possibilità di evacuazione. Le loro vite potrebbero essere stroncate in qualsiasi momento se non si interviene in loro difesa in questo momento!”. Il Consiglio panucraino invita ogni figura religiosa russa, indipendentemente dalla religione, a presentare appelli alle autorità russe per organizzare l’evacuazione dei civili e dei difensori feriti di Mariupol dall’Azovstal. “Il loro rilascio può avvenire sotto il controllo di una missione internazionale durante tutto il processo fino alla consegna delle persone nel territorio controllato dall’Ucraina. Allo stesso tempo, i difensori ucraini possono essere scambiati con soldati russi catturati e altre persone detenute per attività anti-ucraine”. L’appello si conclude così: “In queste festività, per la maggior parte dei credenti, invitiamo tutti a fare ogni sforzo per salvare la vita di migliaia di civili a Mariupol che sono sotto assedio e hanno bisogno di un’evacuazione immediata!”.
Sempre da Mariupol, questa mattina il parroco, padre Pavlo Tomaszewski, ha fatto arrivare al Sir un nuovo appello a Papa Francesco. “Ho appena parlato con la moglie di un militare che si trova ora a Mariupol”, dice. “Il suo nome è Vasyl Fedorenko. È un maggiore del servizio della guardia di frontiera marittima ucraina. Stanno implorando Papa Francesco di aiutarli a uscire vivi da Mariupol. Dice che la città è completamente sotto il controllo dei soldati russi. Si rende anche conto che nessuno li aiuterà. Sono stati abbandonati e sono rimasti senza cibo e acqua. Sua moglie ha chiamato e scritto a Kiev molte volte, ma non la aiutano. È disperata. Dice che ‘la loro unica speranza è che Papa Francesco aiuti’. Perché non hanno nessun altro su cui contare”. E a Mariupol, don Andriy Zelinskyy, cappellano militare della Chiesa greco-cattolica ortodossa, dedica il suo pensiero oggi, venerdì di Passione, in un post rilanciato dall’Ugcc. “Golgota ucraino. Mariupol”, si intitola: “Ricordo le sue strade, le sue albe, i suoi sogni audaci, sulla riva del mare e sulla riva della guerra… Oggi è la città della Crocifissione, la città del dolore e della morte, della folle brutalità, della sofferenza, sulla quale sorge ancora il sole ucraino… Allo stesso tempo, la città del coraggio e della lealtà senza precedenti dei suoi difensori, nascosta nel sottosuolo e coperta di concretezza di amore e umanità, speranza e vita. La città da cui ogni mattina inizia una nuova giornata ucraina, da cui domani inizierà la nostra resurrezione!”.