“Oggi il cibo torna sicuramente ad essere centrale in termini di visione economica e sociale. Innanzitutto per garantire alle popolazioni che non mancherà. Mai come ora siamo consapevoli che l’agricoltura e il cibo sono centrali per le dinamiche di geopolitica e l’Italia, che ha il maggior patrimonio di biodiversità, non può che avere un ruolo importante nel prossimo futuro”. Ne è convinto Ettore Prandini, presidente di Coldiretti, che in un’intervista al Sir analizza come il comparto agricolo e agroalimentare italiano abbia reagito alle ricadute dell’invasione russa in Ucraina. “Il paradosso è che tutti parlano delle armi che vengono inviate in Ucraina e nessuno del bisogno che le popolazioni hanno di cibo”, sottolinea Prandini, secondo cui, “rispetto alle visioni politico-strategiche relative al cibo, l’Europa è arrivata con un po’ di ritardo” perché “paradossalmente per anni si è incentivata la non lavorazione del suolo agricolo”. “Oggi – rileva il presidente di Coldiretti – a livello comunitario vengono messi a disposizione, solo per un anno, i 4 milioni di ettari lasciati a riposo, di cui 200mila riguardano l’Italia. Auspichiamo che possano essere utilizzati anche negli anni a venire per arrivare ad una forma di autosufficienza produttiva che sempre più deve interessare il livello europeo”. Secondo Prandini, “bisogna lavorare per diventare autosufficienti, anche come sistema italiano, investendo su ricerca e bacini di accumulo – che potrebbero portarci a contenere il 50% di acqua piovana; vorrebbe dire triplicare le rese per superficie e per tante filiere, soprattutto quelle di carattere cerealicolo, significherebbe passare dall’essere importatori all’essere autosufficienti”. “Sono ottimista per il ruolo che l’agricoltura e l’agroalimentare potranno avere nel prossimo futuro – sostiene il presidente di Coldiretti –, anche se non sono da sottovalutare le difficoltà che ricadono sui nuclei familiari gravati non solo dall’aumento dei costi di prodotti o generi agroalimentari ma soprattutto dai prezzi delle risorse energetiche e dal forte aumento dell’inflazione”.