“Nessuno li farà uscire facilmente. Se tutti i civili fossero evacuati, allora sarà possibile liberare la città dai russi senza problemi. I russi questo lo sanno e quindi non vogliono mandare via le persone”. È un appello disperato, oltre che una denuncia fortissima, quello che il parroco di Mariupol, padre Pavlo Tomashewski, fa arrivare al Sir in queste ore cruciali di battaglia, resistenza e protezione dei civili. Secondo il parroco, la cosa più urgente in queste ore è assicurare l’evacuazione dei civili attraverso i corridoi umanitari. “Pensate che la gente comune voglia rimanere in quell’inferno?”, chiede. “Pensateci. Come può la gente comune andarsene? Ci sono bombe che vengono lanciate in continuazione! Andreste con vostro figlio sotto le bombe? Non smettono di sparare. Non permettono alle persone pacifiche e civili di andarsene. E quelli che cercano di fuggire, li mandano in un campo di ‘filtraggio’! È un posto orribile. È un campo di concentramento, come quello dei tedeschi”. Mentre il parroco parla, anche la vicepremier ucraina Iryna Vereshchuk ha lanciato un appello urgente per consentire l’evacuazione attraverso un corridoio umanitario dei civili e dei soldati feriti delle acciaierie di Azovstal a Mariupol. “La verità – dice al Sir padre Pavlo – è che, durante tutta l’occupazione di Mariupol, i russi non hanno mai permesso a un convoglio umanitario di entrare in città. Non hanno permesso che un solo autobus entrasse o uscisse dalla città. Vogliono che il reggimento Azov deponga le armi! Quelle persone all’impianto Azovstal sono lì dall’inizio della guerra! E credetemi, hanno bombardato l’impianto Azovstal tutto il tempo, sapendo che i civili sono dentro. Lanciano le bombe più grandi! Sparano dalle navi!”. Nonostante il pericolo e la crudeltà degli attacchi, i civili vengono tenuti praticamente in “ostaggio”. “Se smettessero di sparare – dice il parroco -, se lasciassero entrare gli autobus in città per prendere la gente, non ci sarebbero problemi a portare la gente nella città di Zaporizhzhya. Ma non lo fanno. Immaginate, per andare dalla città di Berdyansk alla città di Zaporizhzhya, la gente pacifica deve passare attraverso 25 posti di blocco russi”. Il parroco è in contatto con alcuni che sono riusciti a fuggire da Mariupol. “Ieri – racconta – stavo parlando con una donna del mio rione. Prima le hanno distrutto la casa, l’hanno costretta a morire di fame per un mese, hanno ferito la sua anziana madre. Questa donna è sopravvissuta al bombardamento nel Teatro! Lei era lì. Ha visto l’orrore. Non avete idea di quello che ha passato. Ha passato l’inferno! Ora voglio aiutare a tirarla fuori per farla andare in Polonia. Sarà difficile. Ma farò di tutto per aiutarla”. Il parroco conclude amareggiato: “Non credo che il nostro esercito sarà in grado di tenere la città per molto tempo. Senza aiuto dall’esterno, è molto difficile. È possibile, ma molto difficile”. Da qui un appello all’Europa: “L’Europa dorme e la gente muore nel nostro Paese per questo. I bambini e le donne stanno morendo”. E poi aggiunge: “Lo dico sinceramente. Sono davvero stanco di tutto questo. È come gridare in una stanza vuota, sperando che qualcuno risponda. Onestamente, non ho più l’energia. Siete ingenui, volete negoziare. Ditemi, come si può negoziare con gente che ha violentato e ucciso i tuoi figli, distrutto la tua casa, preso tutto quello che avevi? Come si può parlare con loro in modo pacifico?”.