Tra gli ottantamila adolescenti italiani (dai 12 ai 17 anni di età) del pellegrinaggio-incontro con Papa Francesco in Piazza San Pietro dello scorso 18 aprile, dal titolo “#Seguimi”, organizzato dal Servizio nazionale di pastorale giovanile della Cei, anche una nutrita rappresentanza delle Pastorali giovanili diocesane dell’Umbria con 1.200 tra ragazzi, ragazze e loro accompagnatori (sacerdoti, religiosi, religiose e animatori-educatori d’oratorio). Di questi, 300 provenienti dall’arcidiocesi di Perugia-Città della Pieve guidati da don Luca Delunghi, direttore dell’Ufficio diocesano per la pastorale giovanile, insieme a diversi altri sacerdoti tra cui don Marco Briziarelli, direttore della Caritas diocesana, e don Simone Sorbaioli, arciprete della concattedrale di Città della Pieve. La Chiesa perugino-pievese è stata molto rappresentata a questo primo significativo evento nazionale post-pandemia in Vaticano, come ha sottolineato lo stesso don Luca Delunghi nel tracciare un “bilancio” di quest’esperienza. I giovani hanno vissuto la loro “pasquetta con Papa Francesco”, una giornata davvero intesa, caratterizzata da momenti di aggregazione e di festa molto attesi dopo due anni difficili. La loro giornata è iniziata di buon mattino con raduno e partenza in autobus da Montemorcino, Olmo, San Sisto e Castiglione del Lago alla volta di Roma. In Piazza San Pietro c’era anche il card. Gualtiero Bassetti, in qualità di presidente della Cei, che ha preso la parola nel rivolgere il saluto al Santo Padre. “Il Papa è stato il vero catalizzatore dell’interesse dei ragazzi – evidenzia don Luca Delunghi –, perché il fiuto e l’intuito non li tradisce e li spinge a riconoscere chi ha per loro parole di Vita eterna. Noi che li abbiamo accompagnati siamo stati spettatori di un miracolo annunciato: il discepolo che riconosce il Maestro, nell’autorevolezza, nella tenerezza, nella fragilità di un uomo anziano e nelle sue parole risolute, semplici, poche ed efficaci. Che questo sia accaduto per un minuto e che poi nel vortice dell’età adolescenziale possa essere messo alla prova e verificato, rinnegato e riconosciuto ci sta assolutamente: ciò che conta è il seme gettato di un’esperienza che si possa tradurre per loro in cammino di crescita consapevole”.