“Parlare di speranza oggi non può non fare i conti con le notizie e le immagini della tragica guerra in Ucraina che ci ha sconvolti tutti”. Lo ha detto, nell’omelia della messa di Pasqua, l’arcivescovo di Udine, mons. Andrea Bruno Mazzocato, ricordando che “la storia umana porta con sé una lunga raccolta di vittime di cieca violenza, da Abele ai morti in Ucraina. Il loro sangue invoca giustizia”.
“Alla voce di quel sangue è riuscito a dare risposta solo Gesù, il Figlio di Dio, che sulla croce ha sparso anche il suo sangue come vittima innocente su cui si accanì tutta la cattiveria degli uomini e, specialmente, l’odio di satana che è colui che lotta sempre contro la vita e Dio, creatore della vita – ha aggiunto -. Gesù ha assorbito sul suo corpo e nel suo cuore tutte le forme di violenza, di egoismo e di peccato che intossicano la vita degli uomini e ha risposto con la misericordia, con il perdono, con l’amore divino che aveva nel cuore che si è donato fino alla morte”.
Sulla croce è” avvenuto lo sconto tra l’odio di satana e l’amore di Gesù, il Figlio di Dio. Sembrava che avesse avuto la meglio il demonio quando il corpo torturato di Gesù era stato pietosamente deposto nel sepolcro. Ma, come abbiamo appena ascoltato dal Vangelo di Giovanni, il mattino di Pasqua Maria Maddalena va al sepolcro di Gesù per onorare il suo corpo dilaniato dalla crocifissione e trova il sepolcro vuoto e i teli funebri deposti sulla lastra di pietra”.
Scopre allora, assieme ai due discepoli Pietro e Giovanni, che “il loro Maestro e Signore aveva avuto un amore più forte del male e della morte. Era risorto con il suo corpo che portava le ferite della crocifissione e aveva aperto la strada per una vita nuova nella quale non poteva più arrivare il male e la morte, dove non c’erano più carnefici e vittime ma solo l’amore di Dio”.
“Quella strada – ha osservato mons. Mazzocato – era aperta, prima di tutto per coloro che avrebbero avuto fede in lui. Era aperta anche per tutte le vittime del male di cui è disseminata la storia umana. Gesù, sulla croce e nella risurrezione, ha ascoltato il sangue di Abele che continua a gridare a Dio anche nei morti in Ucraina e li accoglie con sé uno per uno perché in ognuno riconosce il volto di un suo fratello. Sostenuti da questa speranza della vita eterna che Gesù ha aperto a Pasqua, non vogliamo dimenticare questi morti, ma preghiamo in questa santa messa di Pasqua per loro assieme a tutte le vittime della violenza umana”.
Nel suo “paradiso” che “Gesù ha inaugurato il giorno di Pasqua c’è posto anche per i cattivi e i carnefici; c’è stato posto per il brigante che era crocifisso alla sua destra e lo implorava di non dimenticarsi di Lui. Certo, bisogna che questi carnefici, che vediamo ancora all’opera, si pentano dei loro delitti e rinuncino all’istinto omicida di Caino che abita nel loro cuore. Allora anche per loro c’è perdono. Noi preghiamo anche per loro”, ha concluso.