“L’Ucraina, la nostra Europa, il mondo invoca la vita e la pace e chiede come poterla sperare. Non sono le armi a poterla garantire, non sono gli equilibri geopolitici a poterla disegnare, non è la prepotenza o al contrario la paura a poterla favorire. La pace e una vita umana degna, per ciascun uomo e donna e per i popoli, può scaturire solo da cuori convertiti all’amore”. Lo ha detto l’arcivescovo di Firenze, card. Giuseppe Betori, nell’omelia della messa di Pasqua, celebrata in cattedrale. “Per questo il cammino da fare in questi giorni è anzitutto un cammino spirituale, in cui l’odio viene sconfitto dal riconoscimento dell’umanità dell’altro, secondo giustizia e libertà, nella fraternità che scaturisce dal confessare un unico Padre, il Creatore di tutti, e il medesimo fratello, Gesù Cristo, sacrificatosi per noi. Non è vero che la pace è impossibile. Essa è nelle mani di chi ama il mondo come il Padre e ama ciascuno di noi come ha fatto Gesù”, ha osservato il porporato.
“Dobbiamo e possiamo fare dell’umanità una ‘pasta nuova’, che si lascia plasmare da sentimenti e atteggiamenti ‘di sincerità e verità’ (1Cor 5,7.8), togliendo via dai cuori il ‘lievito vecchio, […] lievito di malizia e di perversità’ (1Cor 5,8). E questo è possibile in quanto ‘Cristo, nostra Pasqua, è stato immolato!’ (1Cor 5,7), e nel dono di sé ha posto le premesse della sua e nostra risurrezione”, ha aggiunto. “Il traguardo della storia non è il dominio degli uni sugli altri, la sopraffazione e la violenza lacerante tra i popoli, ma la loro unità nel regno di Dio. Questa certezza illumina i nostri cuori anche nelle tenebre del presente e orienta i nostri sforzi di pace, come comunione di figli di un unico Padre. Non si vince con la morte dei fratelli, ma in una ritrovata e giusta fraternità riconciliata”, ha affermato il cardinale. La luce di Cristo, ha concluso, “penetri i nostri cuori e i cuori di tutti, li trasformi con il suo amore per dare vita a un mondo di pace, aperto alla speranza. Sia questa la nostra Pasqua”.