“Se la Pasqua dell’anno passato era ancora segnata dalla pandemia che da due anni ci accompagna, la Pasqua 2022 porta dentro di sé la ferita e il dolore per la guerra in corso in Ucraina, con il suo orrendo spettacolo di morte, di violenze inumane dove a soffrire sono spesso innocenti civili, di ogni età, oltre ai militari che si combattono”. Lo scrive nel suo messaggio per la Pasqua mons. Corrado Sanguineti, vescovo di Pavia, pubblicato sul settimanale “Il Ticino”. “In realtà, anche negli anni scorsi la guerra ha funestato e colpito popoli spesso dimenticati – nello Yemen, nella regione del Tigrai, in Siria, in più nazioni dell’Africa dilaniate da lotte civili e da persecuzioni contro le minoranze cristiane come in Nigeria, in Burkina Faso, nel Congo – e noi occidentali abbiamo spesso chiuso gli occhi su questa ‘terza guerra mondiale combattuta a pezzi’ (Papa Francesco) che da anni insanguina il mondo. Si comprende come una guerra nel cuore dell’Europa, con scene terribili che pensavamo appartenessero al passato del nostro continente, abbia una risonanza maggiore in noi, perché la sentiamo più vicina e già avvertiamo conseguenze economiche che potrebbero farsi più gravi, andando a pesare su famiglie e imprese che iniziavano a vedere uno spiraglio di ripresa, dopo la crisi legata alla pandemia”.
Il vescovo osserva: “Noi oscilliamo tra due posizioni estreme, entrambe parziali e infeconde: da una parte ci concentriamo ossessivamente su eventi e fenomeni, che sembrano occupare tutto l’orizzonte della vita, creando un’impressione di soffocamento; dall’altra, come reazione istintiva, dopo un po’ di tempo, vogliamo voltare pagina, ci giriamo dall’altra parte, non guardiamo più telegiornali e altre fonti d’informazione, quasi ne fossimo saturi, proviamo a vivere come se, in fondo, certi avvenimenti non ci riguardassero”.
Più avanti scrive: “Che cosa occorre allora? Occorre che dentro la complessità talvolta oscura e drammatica della vita e della storia, sia presente un avvenimento di risurrezione che continua a mostrare i suoi germogli, fragili, eppure capaci di attraversare il buio, come sorgente di luce e di speranza. Questo è il senso profondo della Pasqua che stiamo per celebrare: non è un rito che stancamente ritorna, non è neanche una bella tradizione da mantenere, è l’annuncio e la testimonianza di un fatto che da duemila anni si pone dentro la nostra storia e che continua a manifestarsi attraverso segni e germogli di vita nuova”. Allora, “augurarci buona Pasqua è un invito ad aprire bene gli occhi, per cogliere i segni di risurrezione presenti dentro la nostra storia, per riconoscere una presenza all’opera, attraverso la libertà e il cuore di uomini e donne che, anche nel buio, non cessano di affermare la luce, anche dove tutto muore, continuano a generare vita”.