“La Pasqua di quest’anno non può che essere una Pasqua di pace. Attorno e vicino a noi c’è la guerra con i suoi morti, le sue violenze, le distruzioni, le persone in fuga, soprattutto donne e bambini, che arrivano anche nella nostra città e nei nostri paesi”. Lo afferma mons. Gian Carlo Perego, arcivescovo di Ferrara-Comacchio, nel suo messaggio alla diocesi per la Pasqua. “È una guerra che chiede accoglienza per gli individui e le famiglie, come ogni guerra che allontana e distrugge le case, che costringe a lasciare la propria terra. Un’accoglienza questa che è arrivata nelle nostre abitazioni, nei nostri nuclei affettivi, finalmente diffusa, che impegna tutti, nonostante la politica sia spesso incapace di organizzarla, di strutturarla”. Un’accoglienza, aggiunge Perego, “che chiede anche tutela, promozione, inclusione, per uscire dall’emergenza in cui troppe volte rimane e per costruire un nuovo modello di città e cittadinanza”. Il vescovo aggiunge: “È una guerra che ci costringe a confidare nelle armi, anche se non è la strada ultima, ma penultima. La strada ultima, definitiva, è quella della pace. È la via evangelica della nonviolenza, che è difficile per tutti noi, ma l’unica – come ha ricordato Papa Francesco in questi tempi di conflitto così vicino – che garantisce la vita e il futuro”.
Mons. Perego parla di “una Pasqua in cui il dono della pace di Gesù Risorto viene accolto e viene testimoniato, scambiato nella nostra vita. A Pasqua ritorna per tutti questo messaggio e augurio di pace… Il Risorto è la vittoria della pace sulla violenza, dell’amore sull’odio, della vita sulla morte, in quel ‘prodigioso duello’, che si rinnova in ogni stagione della storia, con nuove ‘apocalissi’”.