“Purtroppo, le ultime settimane ci stanno parlando di guerra, di bombardamenti su persone e città, riportando l’Europa al triste ricordo di un passato tragico, che non avremmo mai più immaginato possibile. Non abbiamo imparato la lezione della storia anche recente: è tornato l’errore-orrore causato dalla devastazione della guerra e dalla follia cieca e distruttrice delle armi. La cronaca ci parla di più di cinque milioni di profughi, per lo più giovani mamme con bambini e anziani lasciti soli, che si sono trovati improvvisamente senza casa e cibo, costretti ad abbandonare la propria patria in cerca di sicurezza. Come cristiani sappiamo, anche in momenti drammatici di terrore ed orrore, che c’è Qualcuno che ‘lotta per noi’ per la pace e che può aiutarci a capire quanto sia antico questo timore e quanto il rapporto con Lui e con gli altri offre e propone soluzioni vere”. Lo ha scritto l’arcivescovo di Manfredonia-Vieste-San Giovanni Rotondo, mons. Franco Moscone, nel messaggio alla diocesi per le festività pasquali.
“Imploriamo il Risorto, Principe della pace, che ci doni presto la pace fatta di cessazione dell’uso delle armi, di rispetto della giustizia e del diritto internazionale, di progressiva guarigione delle ferite e anche di riconciliazione”, l’esortazione dell’arcivescovo, che ammonisce: “Tocca ad ognuno, discepoli del Risorto, prendere una decisione seria e stare attenti ‘agli inganni di una vita da reality show, senza scopo e senza fine’ (Papa Francesco)”. “Non basta deplorare i cattivi modelli o dire parole gentili di circostanza. Dobbiamo vigilare e denunciare!”, prosegue mons. Moscone, ricordando che “è in gioco la nostra vita: si tratta di perderla o di salvarla, di renderla degna dell’uomo o di scartarla via come un rifiuto”. “Purtroppo – denuncia l’arcivescovo –, in questi ultimi anni la nostra cara terra garganica, già macchiata da efferati crimini contro la persona, è attanagliata sempre più dalla morsa della mancanza di lavoro e di un autentico progetto di sviluppo. Il Gargano ha bisogno di opportunità educative e di vita sociale nuova per non continuare a pagare, con il fenomeno emorragico dell’emigrazione di giovani e adulti, il depauperamento e la rottura di vincoli familiari e culturali”. “Ha bisogno che noi discepoli del Risorto, interiormente e moralmente più che solo economicamente, risorgiamo; ha bisogno della nostra testimonianza di cristiani vigilanti, ben consapevoli che l’Amore non può essere sconfitto dal male”, continua mons. Moscone, convinto che “oggi, anche se viviamo in una cultura che progetta pericolosamente di ridisegnare in ogni campo, dal familiare all’economico, dal politico al sociale, l’alfabeto del nostro essere uomini, la nostra certezza è che Dio è con noi e che non ha abbandonato l’umanità nel vortice di rovine distruttive”. “La vita nuova in Cristo Risorto, colma di Amore, deve farci volgere lo sguardo agli ultimi, ai poveri del territorio e in special modo ai migranti e profughi che bussano insistentemente alle nostre porte e che vanno accolti come fratelli tra fratelli: essi ci chiedono di essere aiutati ad uscire dal tunnel del male, delle ansie, delle paure provocate da guerra e povertà”, conclude l’arcivescovo.