Pasqua: mons. Caiazzo (Matera-Irsina), “impegniamoci a costruire relazioni di pace mettendo fine a conflitti personali, familiari o altro”

“Sono certo che in tanti si staranno chiedendo: in questo clima di guerra così teso, doloroso, pieno di paura e di impotenza ha senso celebrare la Pasqua? Ha senso vivere un momento di festa di fronte agli orrori che la barbarie umana sta perpetrando senza risparmiare nessuno, anzi accanendosi sull’innocenza di bambini e donne indifese? Ha senso annunciare la vittoria di Cristo sulla morte se il Venerdì Santo sembra senza fine e si continua a seminare la menzogna per smentire l’evidenza di fatti criminali?”: “Quanti interrogativi, quante domande – scrive l’arcivescovo di Matera-Irsina, mons. Antonio Giuseppe Caiazzo , nel suo messaggio pasquale – cercando di dare un senso a ciò che un senso non ce l’ha, direbbe il noto cantautore Vasco Rossi. Eppure, anche adesso che la penombra pare prevalere, vogliamo dare una risposta a quanti si chiedono dove sia il senso della vita”.
Di fronte a tanto dolore, ecco l’auspicio del presule: “Tacciano le armi che continuano a crocifiggere Gesù nelle piazze, per le vie, negli ospedali pediatrici e oncologici, nelle case di riposo, nei bunker e nei rifugi di fortuna di tutta l’Ucraina e in tante altre parti del mondo dimenticati. Finisca questo Venerdì Santo così lungo e assurdo che celebra la vittoria del pungiglione della morte sulla vita”.
Per l’arcivescovo, “mai, come quest’anno, ci viene chiesto di capire e celebrare la Pasqua. È la vittoria di Gesù Cristo sull’ingiustizia della morte, di ogni morte, in modo solenne. Pasqua è il momento che ci fa riaccendere la speranza da quel cero, Cristo, che nel buio della notte squarcia le tenebre ridando luce anche ai ceri che terremo nelle nostre mani, cantando: ‘Cristo luce del mondo’”.
Quindi, l’invito: “Corriamo, come Maria Maddalena, ad annunciare che la vita non può perdere e che, da oggi, tra di noi, nelle nostre famiglie, nei nostri condomini, nel mondo del lavoro, nella Chiesa e nella politica, ci impegniamo a costruire relazioni di pace mettendo fine a conflitti personali, familiari o altro. Facciamo nostro l’augurio che nella liturgia ortodossa russa e ucraina si scambiano il giorno di Pasqua, affinché le parole di pace diventino fatti concreti: ‘Cristo è risorto! È veramente risorto’”.

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