Venerdì Santo: card. Cantalamessa, “piangere con le vittime e per le vittime dei nostri peccati”

“Gli uomini della tua Chiesa, i tuoi sacerdoti ti hanno abbandonato; hanno squalificato il tuo nome con orrendi misfatti! E noi dovremmo ancora credere in te?”. E’ la “terribile obiezione” menzionata dal card. Raniero Cantalamessa, predicatore della Casa Pontificia, nell’omelia della celebrazione della Passione del Signore, presieduta dal Papa nella basilica di San Pietro. Ancora una volta, il porporato ha citato Tolkien, nella sua risposta al figlio: “Il nostro amore potrà essere raffreddato e la nostra volontà scalfita dallo spettacolo delle deficienze, della follia, e dei peccati della Chiesa e dei suoi ministri, ma non credo che chi ha creduto davvero una volta abbandona la fede per queste ragioni, meno di tutti chi ha qualche conoscenza della storia…Ciò fa comodo perché ci spinge a distogliere lo sguardo da noi stessi e dalle nostre colpe e trovare un capro espiatorio…Penso di essere sensibile agli scandali come lo sei tu e ogni altro cristiano. Ho sofferto molto nella mia vita a causa di preti ignoranti, stanchi, deboli e a volte anche cattivi”. “Un risultato del genere c’era, del resto, da aspettarselo”, ha commentato Cantalamessa: “Cominciò prima della Pasqua con il tradimento di Giuda, il rinnegamento di Simon Pietro, la fuga degli apostoli… Piangere, allora? Sì – raccomandava Tolkien al figlio -, ma per Gesù – per quello deve sopportare lui -, prima che per noi. Piangere – aggiungiamo noi oggi – con le vittime e per le vittime dei nostri peccati”.

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