“Purtroppo, debbo essere sincero: in questo momento vedo solo la guerra. Una settimana fa pensavo che l’impasse fra i due fronti portasse ad una ragionevolezza. Oggi come oggi c’è solo la speranza”. Romano Prodi, già premier e presidente della Commissione europea, risponde così alla prima domanda dell’intervista (“cosa vediamo nella guerra sacrilega in Ucraina?”) realizzata da Alessandro Rondoni, direttore dell’Ufficio comunicazioni sociali dell’arcidiocesi di Bologna, per il settimanale Bologna Sette, inserto domenicale di Avvenire (qui sotto il video integrale del colloquio con Prodi).
Papa Francesco ha invocato una tregua per Pasqua, ha detto più volte che siamo dentro una “guerra mondiale a pezzi”. Non dobbiamo dimenticare gli altri conflitti nel mondo, come si può sperare la pace? “L’espressione ‘guerra mondiale a pezzi’ è l’incredibile intuizione del Papa”, risponde Prodi. “È una guerra mondiale a pezzi, quella in Ucraina è geograficamente ristretta ma le conseguenze sono assolutamente mondiali. La tregua è quello che in tanti hanno chiesto, a cominciare dal Papa, ma in questo momento da parte dei contendenti c’è solo la preoccupazione di prevalere… Non ci sono mediatori che abbiano la forza di trattare finché non intervengono a mettersi d’accordo Stati Uniti e Cina. Ormai il mondo è fatto in questo modo, piaccia o non piaccia. La Russia sarà potente, ma quando parlavo ai miei studenti dicevo sempre: ‘La Cina cresce di una Russia all’anno’. Pensate alla differenza tra i due. Però né Stati Uniti né Cina hanno voglia di parlare tra di loro. La tensione, anche popolare, aumenta di giorno in giorno: nei giornali, nei discorsi accademici. Quindi non vedo la soluzione in questo momento. Spero almeno che ci sia l’esaurimento dell’esasperazione, dell’odio. E questo poi dovrebbe preparare una via d’uscita”.
In un momento in cui si cede alla logica delle armi, qual è il ruolo dell’Europa anche per dire no al riarmo? “In teoria enorme, in pratica finché non siamo uniti… Esercitiamo un ruolo fantastico nell’economia, perché abbiamo il mercato comune, ma nella politica onestamente contiamo ben poco. Quando gli analisti americani dicevano che ‘l’Europa è con Venere e non con Marte’, alludevano proprio al fatto che siamo divisi. Pensate, invece, a quanto spendiamo in armi: il nuovo bilancio tedesco è più del doppio di quello russo. Anche la Germania potrà sì prevalere rispetto agli altri Paesi europei, ma a livello mondiale non avrà la forza e l’autorità per poter avere da sola una politica estera”.