Sanare, guarire, dare misericordia, istruire ed essere tolleranti. Sono i compiti che l’arcivescovo Roberto Carboni ha riproposto al clero delle due diocesi di Oristano e Ales-Terralba, unite “in persona Episcopi”. All’insegna della gradualità l’unificazione, voluta dal Papa, delle due comunità ecclesiali e la ricerca di strade nuove per parlare ai cristiani post pandemia.
Per la seconda volta nella storia degli ultimi secoli, la messa crismale è stata concelebrata insieme – nella cattedrale di Oristano – da sacerdoti delle Chiese alerese (una cinquantina) e arborense (circa ottanta). “Talvolta mi pare di trovare in qualche presbitero – ha detto mons. Carboni nell’omelia – una tendenza che, mi si passi la parola, ha una visione un po’ ‘catara’. Il volere a tutti i costi una comunità cristiana completamente pura nei suoi ideali, senza mescolanze nel suo modo di esprimere la fede, essenziale nei segni e nelle manifestazioni religiose, totalmente svincolata da un cristianesimo sociale e consapevole e matura di cosa significhi essere discepola di Cristo”. Un ideale affascinante, “ma dobbiamo anche essere tolleranti – ha aggiunto il presule – come la gente lo è nei nostri confronti”.
Per quanto riguarda l’unificazione delle due diocesi si va avanti con gradualità. “Si tratta di un cammino che deve superare la realtà giuridica – ha dichiarato mons. Carboni – e farsi realtà esistenziale, pastorale, progettuale, nel coinvolgimento di tutti: clero, vita consacrata e laici, e far risaltare la vocazione cristiana di ciascuno nel contesto di una visione di Chiesa segnata dalla collaborazione e dell’accoglienza. Creare una nuova realtà non si improvvisa, ma richiede anche qualche rinuncia, chiama ad aprirsi ad un modo nuovo di vedere il ministero pastorale e di crescere nella collaborazione”.