“L’offerta dei giochi – quella legale -, che dovrebbe contenere in sé una visione regolata, attraverso una pianificazione che fa capo allo Stato, ad oggi vede ancora l’imprenditoria privata quale beneficiaria dei ricavi del gioco, il ministero dell’Economia destinatario di un sicuro rendimento e il sistema sanitario e sociale pubblico, le famiglie, le comunità locali sopportare i costi della dipendenza da gioco d’azzardo. Dal 2000 ad oggi questa è stata una discrepanza importante e complessa da gestire da parte del servizio sanitario pubblico e del privato sociale. Con questa legge si auspica un maggiore equilibrio tra le parti in gioco”. Lo afferma Amelia Fiorin, presidente dell’Associazione Alea, in merito alla legge delega per il riordino della materia del gioco d’azzardo.
“In Italia almeno 1.500.000 giocatori d’azzardo sono già malati e 1.400.000 sono a rischio di diventarlo”, nota Daniela Capitanucci, presidente di And-Azzardo e nuove dipendenze Aps. “Ognuno di loro, con il suo comportamento fuori controllo, nuoce ad almeno altre sette persone delle proprie reti familiari, amicali e lavorative: sono più di venti milioni di persone che non devono essere dimenticate! L’obiettivo di una buona legge di riordino deve quindi essere quello di contenere e ridurre il numero di malati d’azzardo nel nostro paese per evitare l’effetto domino di una vera e propria epidemia”, osserva Capitanucci.
“L’azzardo non crea vero sviluppo – chiarisce Luciano Gualzetti, presidente della Consulta nazionale antiusura Giovanni Paolo II -. L’esplosione dilagante della sua offerta, che aggrava la situazione delle famiglie sovraindebitate e a rischio usura, necessita di interventi normativi che mettano al centro il loro recupero integrale: economico, sociale e della salute”.
“In un tempo nel quale, anche a causa della guerra, le povertà aumentano, è sempre più inaccettabile che lo stato intenda fare cassa attraverso il gioco d’azzardo”, dichiara don Armando Zappolini, portavoce della campagna “Mettiamoci in gioco”. “Ci auguriamo che la politica, da troppo tempo silente sul tema, non si pieghi agli interessi delle lobby”, aggiunge il sacerdote.
“Per noi di Slot Mob – dice afferma Carlo Cefaloni, del movimento Slot Mob – la riduzione dell’offerta dell’azzardo di massa si accompagna alla messa in discussione del sistema delle concessioni statali alle multinazionali dell’azzardo come questione di democrazia economica”.
L’auspicio delle organizzazioni citate è che su una questione tanto sensibile e complessa il governo e il Parlamento recepiscano le analisi e le proposte che la comunità degli operatori e degli studiosi formulerà, per una soluzione istituzionale che rispetti il primato dell’interesse pubblico e dell’integrità della persona.