“La guerra ci ha trovato impreparati e ci ha atterriti. E si vede anche quando nella quinta domenica di quaresima abbiamo fatto la raccolta e la gente è stata generosissima, ha partecipato con il cuore e generosamente”. Sono queste le parole di mons. Fernando Filograna, vescovo della diocesi di Nardò-Gallipoli, che al termine della messa del Giovedì Santo nella cattedrale di Santa Maria Assunta, racconta al Sir come nella sua diocesi ci siano state numerose richieste da parte di molti per accogliere ucraini. Alcune mamme con i propri figli, provenienti dai luoghi dove c’è ora la Guerra in Ucraina, si trovano adesso in un paese della diocesi e sono già pronte altre abitazioni utili allo scopo. “Questo è un popolo che ha sperimentato l’accoglienza con gli albanesi, e poi dei tanti profughi provenienti dall’Africa che approdano sulle nostre terre. Quando succede qualcosa c’è una mobilitazione generale”, prosegue il presule salentino che però si dispiace di come quello stesso territorio del sud, così accogliente, sia solamente una terra di transito per molti, “Queste persone non si fermano da noi, perché manca lavoro e quindi si spostano in nord Italia o anche in Germania. Però noi facciamo quello che possiamo e generosamente”. Alla vigilia della Pasqua, la resurrezione per mons. Filograna è la speranza nel cuore, “Oggi noi siamo troppo pessimisti, ci siamo scoraggiati e disorientati. Oggi c’è bisogno di speranza che alimenta anche la creatività”, le sue parole che conclude, “sto incoraggiando i sacerdoti a riscoprire il coraggio creativo per trovare forme belle, nuove e fresche per testimoniare la fede. Per riunire la comunità e far sentire le nostre Chiese ancora significative nei nostri paesi. Luoghi dove si respira una fraternità, un’amicizia e dove ci si aiuta reciprocamente, perché la pandemia ce lo ha insegnato: da soli non possiamo salvarci, ci salveremo solo se siamo uniti tra di noi”.