“Mondanità spirituale, pragmatismo dei numeri e funzionalismo”: sono i “tre spazi di idolatria nascosta nei quali il Maligno utilizza i suoi idoli per depotenziarci della nostra vocazioni di pastori e, a poco a poco, separarci dalla presenza benefica e amorosa di Gesù, dello Spirito e del Padre”. Ad elencarli è stato il Papa, nell’omelia della Messa crismale del Giovedì Santo, tradizionale occasione per riflettere sulla vocazione sacerdotale. “Uno spazio di idolatria nascosta si apre dove c’è mondanità spirituale, che è una proposta di vita, è una cultura, una cultura dell’effimero, una cultura dell’apparenza, del maquillage”, il monito di Francesco: “Il suo criterio è il trionfalismo, un trionfalismo senza Croce. E Gesù prega affinché il Padre ci difenda da questa cultura della mondanità”. “Questa tentazione di una gloria senza Croce va contro la persona del Signore, che si umilia nell’Incarnazione e che, come segno di contraddizione, è l’unica medicina contro ogni idolo”, ha spiegato il Papa: “Essere povero con Cristo povero e ‘perché Cristo ha scelto la povertà’ è la logica dell’amore e non un’altra”. “La mondanità di andar cercando la propria gloria ci ruba la presenza di Gesù umile e umiliato, Signore vicino a tutti, Cristo dolente con tutti quelli che soffrono, adorato dal nostro popolo che sa chi sono i suoi veri amici”, la tesi di Francesco, secondo il quale “un sacerdote mondano non è altro che un pagano clericalizzato”.