Coloro che, “più che per il percorso si entusiasmano per la tabella di marcia”, sono vittime di quell’idolatria nascosta che è il “funzionalismo”. Lo ha spiegato il Papa, nell’omelia della Messa crismale, presieduta nella basilica di San Pietro. “La mentalità funzionalista non tollera il mistero, punta all’efficacia”, ha osservato: “A poco a poco, questo idolo va sostituendo in noi la presenza del Padre. Il nostro Padre è il Creatore, ma non uno che solamente fa ‘funzionare’ le cose, ma uno che ‘crea’ come Padre, con tenerezza, facendosi carico delle sue creature e operando affinché l’uomo sia più libero”. “Il funzionalista non sa gioire delle grazie che lo Spirito effonde sul suo popolo, delle quali potrebbe ‘nutrirsi’ anche come lavoratore che si guadagna il suo salario”, il ritratto tracciato da Francesco: “Il sacerdote con mentalità funzionalista ha il proprio nutrimento, che è il suo ego. Nel funzionalismo lasciamo da parte l’adorazione al Padre nelle piccole e grandi cose della nostra vita e ci compiacciamo dell’efficacia dei nostri programmi. Come ha fatto Davide quando, tentato da Satana, si impuntò per realizzare il censimento. Questi sono gli innamorati del piano di rotta, del piano di cammino, non del cammino”. Nel pragmatismo dei numeri e nel funzionalismo, la tesi del Papa, “sostituiamo la speranza, che è lo spazio dell’incontro con Dio, con il riscontro empirico”: “È un atteggiamento di vanagloria da parte del pastore, un atteggiamento che disintegra l’unione del suo popolo con Dio e plasma un nuovo idolo basato su numeri e programmi, i piani pastorali… Nascondere questi idoli e non saperli smascherare nella propria vita quotidiana fa male alla fedeltà della nostra alleanza sacerdotale e intiepidisce la nostra relazione personale con il Signore”.