Si intitola “La fine dell’amore” il Messaggio di Pasqua dell’arcivescovo ordinario militare per l’Italia (Omi), mons. Santo Marcianò, diffuso oggi. “Gesù entra nella Pasqua con queste parole, preludio dell’amore giunto a una svolta: ‘fino alla fine’”, scrive l’arcivescovo castrense evidenziando come nel parlare comune “la fine di un amore” richiami “le relazioni di coppia, il matrimonio, il sacerdozio e la vita consacrata” come anche “le amicizie o i legami familiari, gli impegni di lavoro o i rapporti sociali”. “L’amore finisce: e tutto è distrutto – sottolinea mons. Marcianò -. L’amore finisce: e ciò che era amore, che doveva e poteva essere amore, diventa indifferenza, rivalità, persecuzione, vendetta, odio, violenza… diventa guerra”. Ma la “fine” dell’amore, spiega il presule, “ci dice Gesù nei tre giorni della Sua Pasqua è un’altra cosa”. “La fine dell’amore – si legge nel messaggio – è cingersi i fianchi e lavare i piedi; anche quelli di coloro che ci perseguitano, ci condannano, ci abbandonano. È vivere la propria missione, il proprio lavoro, la propria vocazione, come servizio e non come potere. È accorgersi di chi più ci è accanto e non ha i piedi sfiorati da una mano che li pulisca, li accarezzi, li faccia sentire nuovamente capaci di camminare”. La fine dell’amore “è salire sulla croce, è abbracciare la croce dei fratelli, è accogliere gli altri e il loro il dolore, soprattutto se piccoli, malati, anziani, stranieri, carcerati, scartati; è prendersi cura delle ferite e sofferenze, guardando la morte come mistero da accogliere e accompagnare”. “La fine dell’amore ribadisce mons. Marcianò – è la gioia della risurrezione, della rinascita. È la bellezza di perdonare e sentirsi perdonati, di guarire e sentirsi guariti. È la sorpresa di scoprire l’altro accogliendolo. È la grazia di accogliere la vita, ogni vita, dal suo primo istante al suo naturale tramonto. È la possibilità di riempire di giustizia, fraternità e pace i rapporti sociali, le responsabilità governative, le relazioni internazionali, il servizio prezioso dei militari”. “Amare fino alla fine, fino a questa fine, – è la conclusione di mons. Marcianò – è superare la curva più insidiosa, giungere alla stazione di arrivo, varcare la linea del traguardo. È avere il coraggio fare lo sforzo finale, scoprendo che c’è un orizzonte nuovo: la gioia del dono di sé. Così, la fine dell’amore diventa la fine della tristezza e della solitudine, dell’abbandono e della povertà, della fame e dell’ingiustizia… diventa la fine della guerra”.