“Oggi nella consacrazione del Crisma e nella benedizione dell’olio dei Catecumeni, noi torneremo all’unica sorgente della nostra vocazione, perché tutti siamo stati unti per un unico sacerdozio regale e profetico; e se lo Spirito ha consacrato alcuni di noi per il sacerdozio ministeriale e per l’episcopato, è perché fossimo configurati a Colui che è venuto per servire e non per essere servito”. Lo ha detto l’arcivescovo di Catania, mons. Luigi Renna, nell’omelia della Messa crismale che ha celebrato in cattedrale.
Il presule ha indicato quello presente come “un tempo stupendo nella vita della comunità ecclesiale, quello che stiamo vivendo, perché il cammino sinodale della nostra Chiesa di Catania, in comunione con tutte le Chiese che sono in Italia, ci sta donando una nuova consapevolezza del nostro essere popolo di Dio”. “Abbiamo ascoltato varie volte l’espressione di San Giovanni Crisostomo, che Chiesa e sinodo sono sinonimi, e l’ esperienza di questa verità è un processo personale e comunitario che possiamo comprendere come un ‘riappropriarci’ della nostra identità. L’abbiamo smarrita quando siamo incorsi in quelle che papa Francesco ci ha indicato come le nuove eresie del nostro tempo: il neo-pelagianesimo e il neo-gnosticimo”.
Dall’arcivescovo l’incoraggiamento affinché “lo Spirito apra i nostri orecchi, perché sappiano ascoltare l’altro e persino i gemiti di chi non sa esprimersi”. “Tocchi le nostre viscere, perché sappiano commuoversi come quelle del Messia davanti alle folle. Guidi i nostri passi e li faccia uscire dall’isolamento di vie solitarie, nelle quali si rimane sempre vittime di qualche male, ma ci faccia camminare uniti come popolo che attraversa il deserto, passa il Mar Rosso delle difficoltà, abita la terra con la sua missione e la trasforma con le beatitudini”.