“Quest’anno – con grande dolore – celebriamo la Messa crismale mentre nel cuore dell’Europa, non tanto lontano da noi, infuria una guerra sempre più violenta, crudele e insensata della quale non sappiamo con esattezza gli esiti che, però, intuiamo devastanti; è una guerra in cui, alla fine, tutti risulteranno perdenti e i cui segni rimarranno per generazioni. Tacciano le armi e si torni a parlare!”. E’ l’accorato appello lanciato dal patriarca di Venezia Francesco Moraglia, nell’omelia della Messa crismale celebrata questa mattina nella basilica cattedrale di San Marco. “La Messa del Crisma – ha quindi spiegato – esprime la bellezza e la pluriformità del sacerdozio di Cristo, come si evince dal prefazio che fra poco pregheremo”. “Con animo riconoscente viviamo quella comunione che non riguarda solo i presbiteri e il presbiterio – e, quindi, il sacramento dell’ordine – ma tutta la Chiesa, a partire dal sacramento del battesimo che ci unisce in vera e reale fraternità”.
“La liturgia della Messa del Crisma, già di per sé significativa, risulta ancor più valorizzata dal Cammino sinodale”, ha osservato ancora Moraglia. La sinodalità “è lo stile di ogni comunità ecclesiale a partire dalla pluriformità, non dal pluralismo (che è più un termine sociologico e politico). Pluriformità dice molteplicità a partire da un’unità data all’origine e da tutti riconosciuta e condivisa. La pluriformità, quindi, esprime creatività, varietà e molteplicità – ha concluso – ma suppone quell’unità originaria che è lo stesso Cristo Gesù, Rivelazione piena di Dio.