“La recente invasione dell’Ucraina da parte della Russia ha risvegliato nell’Occidente antiche paure e l’ha costretto a confrontarsi con una problematica che riteneva essersi lasciata definitivamente alle spalle. La guerra mostra uno dei tanti aspetti paradossali dell’essere umano, l’unico tra le specie viventi a intraprendere questa attività del tutto irrazionale”. Esordisce così p. Giovanni Cucci, scrittore de La Civiltà Cattolica, dalle colonne del numero 4.124 della rivista in uscita sabato e com di consueto anticipato al Sir. La guerra, prosegue, “è infatti essenzialmente devastatrice: chi vi partecipa mette a rischio il suo bene più grande, la vita, provoca povertà, distrugge nazioni, porta malattie, ferite e traumi che durano per molti anni anche dopo la sua fine. Eppure essa è attestata fin dagli albori della vita umana, e non esiste periodo in cui si registri la sua totale assenza. È sintomatico che la stessa storia, sia sacra sia profana, venga fatta iniziare con un fratricidio”.
L’assetto attuale della maggior parte degli Stati è legato alle guerre, così come la loro storia. La guerra “ha dietro di sé una complessa organizzazione che finisce per interessare ogni ambito della vita” ed “è insieme temuta e affascinante. Quando ha la pazienza di studiarla, vincendo la tentazione di voltare altrove lo sguardo, l’uomo è costretto a guardare dentro di sé, al mistero che lo costituisce e che smentisce la sua dimensione essenzialmente razionale”.
È possibile contrastarla? l’interrogativo posto dal gesuita secondo il quale, invece, “con troppa facilità si incita all’odio e alla distruzione nelle scuole, in politica, nei libri e nei luoghi di preghiera”. Una “povertà culturale” che è alla base della “debolezza operativa di governi e organismi internazionali, più attenti agli interessi di parte che a una pace che finirebbe per avvantaggiare tutti nei tempi lunghi. La ritrosia ad affrontare questi temi incrina la credibilità e l’efficacia delle proposte di pacificazione”. Per questo, la conclusione di Cucci, “la via della pace, pur desiderata e apprezzata come un bene ovvio, nella realtà sembra molto simile alla strada della vita descritta da Gesù, ‘stretta e angusta'”. “Se la si vorrà realmente intraprendere, essa richiederà molta fatica e sacrifici a tutti i livelli. Da parte di tutti”.