Nel carcere di Civitavecchia, 12 carcerati individuati tra i 500 detenuti dell’Istituto penitenziario laziale, saranno i protagonisti della lavanda dei piedi che compirà domani pomeriggio Papa Francesco, in forma privata, per il rito tradizionale del Giovedì Santo. “Siamo grati al Santo Padre – ha commentato don Raffaele Grimaldi, ispettore generale dei cappellani delle carceri d’Italia, nel dare la notizia – per aver scelto, ancora una volta, una periferia esistenziale, un luogo di prossimità per rilanciare al mondo un messaggio di vicinanza e di speranza. Lavare i piedi a 12 prigionieri, chinarsi davanti alle loro povertà e alle loro debolezze, lavare i piedi di coloro che hanno percorso strade di violenza, calpestando i diritti degli innocenti vuole significare per noi operatori un gesto umile, incomprensibile e scandaloso che Gesù buon Pastore, ha consegnato all’umanità”. “Non sono i sani che hanno bisogno del medico ma i malati”, prosegue Grimaldi: “La lavanda dei piedi non è un rito ciclico che si ripete, ma è un atto di grande umiltà per chi lo compie e per chi lo riceve. Papa Francesco non si stanca mai di percorrere strade polverose, fangose e accidentate per andare a cercare ciò che è perduto e non si vergogna di sporcarsi le mani per lavare i piedi ai tanti Giuda condannati dalla giustizia umana, ma salvati dalla misericordia di Dio”.